Monthly Archives: marzo 2014

Algarve Cup 2014

Nazionale femminile impegnata nell’Algarve Cup 2014, in Portogallo.

Dopo le prime due vittorie contro la Russia per 2-1 (Jong Yu-Ri e Ra Un-Sim) e Austria 2-0 (Kim Un-Ju e Ho Un-Byol), fra due giorni è di scena contro le padroni di casa del Portogallo. Basterà un pareggio per volare direttamente in finale dove troveranno la temibile Germania.

Lo sport della Corea del Nord contro i “dilettanti” d’Occidente

di Giovanni Armillotta

Giovanni ArmillottaRUBRICA LE VERITÀ NASCOSTE. Un nuovo libro su Pyongyang è l’occasione per demolire alcuni dei luoghi comuni politico-ideologici imperanti nel nostro paese, a Muro di Berlino caduto.

Una delle più grossolane mistificazioni del secolo breve ha riguardato l’odio tipicamente occidentale verso il dilettantismo di Stato, la cui tradizionale rendita olimpica venne erosa dai “comunisti” a partire dal 1952. Istituto ideato e creato oltre un secolo fa dagli svedesi, poi copiato e sviluppato a partire dagli anni Venti da Italia fascista, Germania nazista e Urss (assieme ai rispettivi alleati, europei e non), quindi da mongoli, cinesi e cubani con ottimi e noti risultati.

 

Dalla fine degli anni Quaranta lo sprovveduto tifoso, prendendo come esempio il calcio, diceva: «La nazionale alle Olimpiadi non possiamo schierarla. Siamo professionisti; anche i comunisti lo sono, ma con la scusa che non ci sono padroni, si dichiarano dilettanti e vincono sempre».

 

Tempo fa un ragazzo prese la parola a una conferenza e dichiarò d’essere talmente entusiasta degli ori del poliziotto Daniele Masala nel pentathlon moderno (Los Angeles 1984) da voler intraprendere tale sport. A fine incontro gli dissi: «Ma tu sei ricco di famiglia o risulti già iscritto a una società sportiva di Stato quale Corpo forestale, Esercito, Fiamme azzurre, gialle, oro eccetera?». Fu un colpo mortale per le sue ingenue speranze: con papà impiegato e mamma maestra, faceva parte di una piccola associazione sportiva di un quartiere di provincia.

 

Mettiamo da parte il ventennio olimpico fra i giochi di Seul e quelli di Pechino (1988-2008) e concentriamoci sugli ori italiani di Londra 2012. Tutti e 8 (5 individuali e 3 a squadre) conquistati da dilettanti di Stato: Aeronautica, Carabinieri, Corpo forestale, Guardia di finanza e Polizia. Dov’è l’individualista “liberal sportsman” che fa ogni cosa da sé? Oppure il tizio è retto unicamente dall’associazione di rione? O dal di lui conto in banca? Scherziamo?

 

 

Parliamo del fenomeno di college e università statunitensi fabbricatori di campioni e donatori di lauree. Non si è mai voluto affrontare, per correttezza politica, il parallelismo fra la preparazione sportiva accademica negli Usa e quella degli Stati di socialismo reale (e quella nostra). La stessa cosa dal punto di vista tecnico ma con una ben marcata differenza: nei paesi rossi (e in Italia) era/è normale che un campione si mettesse/si metta in luce anche negli studi e nelle attività scientifiche in casa come all’estero; diversamente, negli Stati Uniti i risvolti sociali delle medaglie d’oro sono pari allo zero assoluto, o quasi.

 

L’Occidente era allora il mondo dell’assoluto dilettantismo il quale – stoicamente – si opponeva alla masnada dei cripto-professionisti comunisti divora tutto? E poi perché professionisti? Per via del fatto che lo Stato permetteva loro di allenarsi nelle ore di lavoro, regalandogli qualche barretta di cioccolato? La purezza sportiva a ovest dell’ex cortina è la favola del “nonno Dc” raccontata al nipotino di 3 anni. Vogliamo continuare? Per quanto riguarda il contro-mito che gli sportivi comunisti vincessero grazie alla chimica, non desidero soffermarmi più di tanto: centinaia d’esempi all’interno del “mondo libero”, Italia compresa, hanno dimostrato ch’era ed è pratica comune.

 

Altra tipica diceria da bar era quella per cui, qualora non avessero conquistato l’oro, gli atleti comunisti sarebbero stati immediatamente trucidati e i loro corpi gettati in apposite fosse comuni scavate a memento nei pressi delle rispettive palestre. Già l’opus primum di Marco Bagozzi, dati e fatti alla mano, mette alla berlina tali argomenti da bettola: ridiamoci sopra e stop. Ma non è finita qui.

 

Andiamo al calcio e alla tesi per cui i nostri strapagati multimilionari, se avessero preso parte alle Olimpiadi, le avrebbero vinte tutte. Risum teneatis amici?

 

A bandiera rossa ammainata, si stabilì che a partire dalle eliminatorie per le Olimpiadi del 1992 (Barcellona) avrebbero partecipato le under-21 e, da quelle del 1996 (Atlanta), le under-23 con 3 fuori quota. Si trattava pur sempre di calciatori di serie A, gli stessi professionisti a cui erano stati negati i giochi olimpici dal 1948 al 1988. Va però detto che l’Italia aveva già schierato giovani calciatori, professionisti, a Monaco 1972 e Mosca 1980 (l’under-21, che venne eliminata alle qualificazioni in entrambe le occasioni) e quindi Los Angeles 1984 e Seul 1988 (l’under-23). A titolo esemplificativo della lista di figure barbine raccolte dai nostri professionisti del pallone, basterà ricordare lo storico 4-0 rifilatoci dallo Zambia il 19 ottobre del 1988, quando assieme all’under-23 giocavano 3 campioni d’Italia in carica. L’almanacco Panini del 1989 parlò di «vergognosa e netta sconfitta»(1).

 

Cosa è accaduto dal 1992 a oggi, con l’Europa libera dal comunismo? La miserabile medaglia di bronzo sui disastrati iracheni nel 2004, a cui va rammentato un fermo alle qualificazioni per Londra 2012 a opera della “comunista” Bielorussia di Lukašenko. Questo il quadro d’approdo dei grandi professionisti dei miei subbutei.

 

Allontanandoci dal mondo allegro dei professionisti veri, giungiamo a Patria, popolo e medaglie di Bagozzi. La Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) è uno dei pochi Stati socialisti sopravvissuti, benché le condizioni d’isolamento in cui versa non abbiano mutato in alcun modo i presupposti su cui si basa il movimento olimpico nazionale: senso del paese, perfetta organizzazione, serietà dell’individuo e partecipazione governativa.

 

Storicamente, la Corea del Nord enumera presenze ed esperienza internazionali da far invidia ai paesi emergenti e a gran parte degli altri Stati, nonostante i considerevoli problemi sollevati da Seul fra Comitato olimpico internazionale e federazioni varie.

 

Nel 1960 Sim Kun-Dan batté il primato mondiale dei 400 metri piani con 53” ma il suo record non fu ratificato dall’Associazione internazionale delle federazioni di atletica leggera poiché i nordcoreani non ne erano membri. Due anni dopo, Sim fu la prima donna a scendere sotto i 52” con 51.9”. Questa volta il risultato fu registrato e il record durò 7 anni.

 

Dal primo oro olimpico di Ri Ho-Jun nella carabina di 50 metri (record mondiale 599/600) sono passati 44 anni, ma anche prima di Monaco 1972 Pyongyang aveva già calcato le scene. Protagonista ai Games of the new emerging forces (Ganefo), organizzati nel 1963 da Albania, Cina popolare, Egitto, Indonesia e dalla stessa Nord Corea in funzione antimperialista e antirazzista. I Ganefo raccolsero oltre 50 paesi tra cui l’Italia; la Rpdc giunse quinta («Durante i Ganefo del 1963, Sim supera i record mondiali sia dei 400 sia degli 800, ma i due tempi non vengono riconosciuti, così come i due tempi registrati a Pyongyang nel 1964: 51.2” nei 400 e 1’58” negli 800»). Nel 1964 ci fu l’argento all’esordio nordcoreano alle Olimpiadi invernali di Innsbruck con un’altra donna, Han Pil-Hwa, nel pattinaggio velocità 3000 m.

 

Bagozzi ci fa tuffare nella memoria di archivi inesplorati, offrendo una seria analisi di come lo sport, se ben coltivato e amministrato, dia soddisfazioni che cementificano il sentimento nazionale di uno Stato sia negli scenari sportivi del futuro, sia in quelli geopolitici. È da segnalare, inoltre, un volume dell’autore sullo sport della Mongolia, apparso pochi giorni dopo.

 

Per approfondire: L’eccezionale calcio della Corea del Nord

 

(1) Ecco la formazione dei “livingstone” dello Zambesi: Tacconi (Juventus, 33 anni); Tassotti (Milan, cap., 28), De Agostini (J., 27); Cravero (Torino, 24), C. Ferrara (Napoli, 21), Iachini (Verona, 24); Mauro II (J., 26), Colombo (M., 27), Carnevale I (N., 27), Galia (J., 25), Virdis (M., 31). Sostituzioni: Pellegrini I (Sampdoria, 25) per Cravero; Crippa (N., 23) per Colombo. In panchina: Giuliani (N., 29), Brambati (T., 22), Desideri (Roma, 23). Allenatore: Rocca.

Pak Tu Ik, DPRK’s Sports Aces

Pyongyang, March 4 (KCNA) — Pak Tu Ik, a winner of the title of People’s Athlete, was one of the football aces of the DPRK.
He rose to fame as an Asian football star in the 8th World Cup held in Britain in July Juche 55 (1966) by scoring a goal against the Italian rival, thus making the DPRK team win qualification for quarterfinals.
In 2009, the AFC praised Pak as “grandfather” of the Asian football heroes, saying:
After the game between the DPRK and Italy ended with 1:0 in the 1966 World Cup, Pak has been kept in the memory of English football fans.
Pak’s ball into the net of the Italian team led to the DPRK’s advancement into the quarterfinals, the first of its kind for the Asian teams in the World Cup history.
In 2010, the U.S. Fox Sports recalled that the match was one of ten events in the history of World Cup with Pak Tu Ik’s scoring at around 42nd minute of the first half beyond the expectations of all spectators.
Pak, called a pearl of the East, was born into a worker’s family in Pyongyang in December 1936.
He liked to play football from his early years, and began his career from 1957. Two years later, he became a forward in the national team.
He took part in more than 130 international tournaments.
He was honored with the audience of President Kim Il Sung and leader Kim Jong Il on several occasions. He made a contribution to the sports development of the country while serving as a football coach and official in the sports field for long time.

Lista dei Zainichi KSAJ professionisti

GIAPPONE

JLEAGUE 1
Ryang Yong Gi Vegalta Sendai
An Byong-Jun Kawasaki Frontale
Lee Yon-Jick Tokushima Vortis

JLEAGUE 2
An yong-Hak Yokhoama FC
Hwang Song-Su Thespakusatsu Gunma
Kang Sung-Ho Tokyo Verdy
Kim Song-Gi Mito Hollyhock

JLEAGUE 3
Ri Han-Jae FC Machida Zérubia
Kim Yeong-Gi AC Nagano
Kim Kont-yon Fukushima United FC
Park Il-Kyu Fujieda MYFC
Kim Hong-yeon Fukushima United FC

JFL
Son Jung-Ryung Renofa Yamaguchi F.C.
Lee Kyo-Shun Yokogawa Musashino FC
Te Liang-Yin Yokogawa Musashino FC

SUDCOREA
Jong Tae-Se Suwon Samsung Bluewings K-League Classic
Jin Chang-Soo Goyang HIFC K League Challenge
Yoon Yeong-Seung Daegu FC K-League Classic

INDIA
Son Min-Chol Shillong Lajong I-League
Kim Seng-Yong Rangdajied United FC I-League

LAOS
Pyon Tae-Hwi Lao Toyota FC Lao League
PYEON TAE HWI

Voglio la nazionale!

Striking through the bamboo curtain

Minchol Son reveals what it’s like to be the only professional North Korean footballer in India

The cold, heavy rain does little to dampen the excitement of the 21,500 fans inside the Jawaharlal Nehru Stadium in Shillong. The high turnout, in spite of the most expensive tickets in the I-league, is a regular affair for Shillong Lajong. As the players of Lajong and Pune FC come out — delayed by an hour because an ambulance meant for emergencies was stuck in traffic — Minchol Son, 27, the home team’s captain and the face of the Democratic People’s Republic of Korea in India, eggs his teammates on.

While most players have lost their pre-game momentum thanks to the late start, Son is constantly moving, never holding the ball for longer than two touches, playing it to the midfield, getting it back, trying to get an offensive move or running back to cut out an attack from the away team. He’s by far Lajong’s most dynamic player this evening.

It’s because of this evident commitment to Lajong’s cause that Son was voted the Most Valuable Player by the fans in his inaugural season in 2012. Head coach Thangboi Singto, says, “He’s the best foreign player in Lajong’s 30-year history. Which is also why he was awarded the captaincy a year after he arrived.”

Heading back to the tunnel after the final whistle, Son’s autograph is much sought after. Fans stick pens and notebooks through the railing, even as the rest of this football-crazy city returns to discuss the game in its drawing rooms and tea stalls.

Settling down

Son was spotted by scouts of the Gurgaon-based sports management agency, Libero Sports. In a rare instance in professional football, Lajong’s management signed him up in 2012 without ever watching him in action — it proved to be impossible to get him a visa just to come down for trials. “Our scouts saw Minchol playing in Tokyo for a local club of North Korean-origin players. Given his strengths on the field, they felt he could put in a solid shift in the game in India or Southeast Asia,” says Arvind Narayan of Libero Sports.

Son, for one, is happy to have moved here. “In Japan, I had a day job after which I went for training, so I was glad when a professional contract was offered to me,” he says. Since joining Lajong, he has played almost every game, clocking in more than 2,000 hours of playing time already. For the Lajong team, who usually play in a 4-4-2 offensive formation, he is the backbone of the attacks as their centre-back.

Son has become an integral part of the team and one from whom Indian players learn a lot. As India’s under-21 international Ongnam Milan Singh from Manipur says, “Players from their side of the world are quick and think on their feet. Minchol is aggressive on the field and a good captain.”

Off the pitch, Son has found his comfort zone in the hill city. MOT Café and Café Shillong are his favourite hangouts. “They have free wi-fi; crucial for a player living far away from home… and from close friends” he adds with a smirk.

The Zainichi

“North Korea is my country and I’d love to play for them at the senior level, but home for me is Kyoto in Japan,” says Son, of his life before Shillong. A third-generation Zainichi, Son’s father is a businessman in Kyoto and his two sisters are still studying. The Zainichi are Koreans who took refuge in Japan after World War II. They are the second largest ethnic group in the country and maintain a strong link with the Korean peninsula, thanks to organisations like Chongryon, with members who have chosen to retain their de facto North Korean nationality. Son’s Zainichi identity plays a strong role in his career — the previous club he represented was FC Korea, where all his teammates had Korean roots. While he could have easily chosen to play for Japan, Son chose to represent DPR Korea, playing at the under-19 and under-23 levels internationally.

“I want to play for DPR Korea’s senior national team,” says Son. In the last few years, North Korea has grown rapidly in football. While they couldn’t manage a repeat of their 2010 success and qualify for the World Cup this year, they have booked a berth in the 2015 AFC Asian Cup (similar to UEFA’s European championships). In the under-17 World Cup held in 2005, they had managed to make it to the last eight as well. Many of those players represent the national team today.

“It’s not like before, and unlike other Asian countries, we’re strong and use our physical strength well in the game,” says Son about the Korean team. “The youth league in Pyongyang is also in good form. And while it’s disappointing not to qualify for Brazil, I think we have a good shot at World Cup 2018.”

Despite his strong affiliation with the nation, Son has visited North Korea only a few times. On his last visit in 2007, he stayed in Pyongyang for a month to train for the under-23 team. “I couldn’t see much because we were training,” he recalls, “But apart from problems caused by my accent, the trip was great. Hopefully, I’ll visit the country again.”

For Son, his time at Shillong Lajong is a step towards getting called up for the North Korean team as well as getting a deal with one of the bigger Japanese clubs. He says, “After Lajong, I want to play in Europe or go back to the J-League. My dream is to play for the North Korean national team.” Until then, the studs of Son’s boots are firmly embedded in the football fields of Shillong.

(This article was published on February 28, 2014)

Amichevole per il 25 Aprile

Il 25 Aprile ha giocato un’amichevole a Guangzhou, Cina, contro i sudocoreani dell’Incheon United.

La squadra dell’Armata Popolare di Corea ha battuto la controparte sudcoreana per 2-0.

 

La gara si è svolta come inaugurazione del torneo Giovanile Peace Cup di Guangzhou e rientra nei colloqui che porteranno la RPDC a partecipare ai Giochi Asiatici 2014, proprio ad Incheon.

Si è svolta anche una gara amichevole tra le due squadre giovanili, vinta anche questa dai nordcoreani per 5-1.

Il 25 Aprile a maggio esordirà nell’AFC President’s Cup.