Il Vaduz e il minuscolo Triesenberg: lo strano caso della Liechtensteiner Cup

fonte: Eurosport

Esiste una competizione calcistica in grado di mescolare professionisti a dilettanti allo sbaraglio oltre alla FA Cup inglese? Si, esiste. E, tra l’altro, poco distate dai nostri confini. Si tratta della Liechtensteiner Cup, l’unica competizione – riconosciuta dall’Uefa e che fornisce un posto ai preliminari di Europa League – che la federcalcio del principato alpino è in grado di organizzare visto l’esiguo numero delle squadre presenti in questo fazzoletto di terra incastrato tra Svizzera e Austria: sette in tutto. Formazioni che, nella quotidianità, sono isritte ai vari campionati svizzeri ma che, periodicamente, durante la stagione, si scontrano per disputare il torneo ad eliminazione diretta per la supremazia locale. Si parte dal Vaduz – che se la gioca nella massima divisione elvetica – e si scende per ordine di importanza con Eschen Mauren e Balzers (in cui un 41 enne Mario Frick non ha ancora appeso le scarpe al chiodo) che militano in quarta divisione, lo Schaan – piccolo comune a nord dove è forte la comunità italiana – in quinta serie, il Ruggell in sesta e le “gemelle” Triesen e Triesenberg in settima. Proprio in quest’ultima edizione di coppa, la settantesima, il fato ha voluto che nella finale (prevista il prossimo 13 maggio) si scontrino i due estremi, il Vaduz – che ha vinto 42 delle 69 edizioni complessive – e il minuscolo Triesenberg, unica squadra a non aver nemmeno mai disputato una finale. Calcolando che i livelli del calcio in Svizzera si fermano a quota 9, è un po’ come se una squadra di Serie A disputasse l’atto conclusivo della Coppa Italia contro una di Prima Categoria…

LO STRANO CASO – Proprio perché le società presenti in Liechtenstein sono soltanto sette, la Coppa del principato prevede una formula decisamente originale. Certamente unica nel suo genere. Agli atti di partenza vengono infatti inserite 11 formazioni “satellite” – composte da riserve, giovani o, addirittura, esclusivamente da giocatori stranieri – che permettono alla competizione di iniziare dai sedicesimi di finali. “Monchi”, perché di partite – durante il primo turno – ne vengono disputate solamente sei. Le altre squadre con un minimo di “ranking” nel calcio locale, guadagnano la qualificazione ai turni successivi senza giocare. Il Vaduz, per esempio, parte dai quarti di finale mentre il Triesenberg ha cominciato a giocare proprio dalle eliminatorie di agosto. Ma ha avuto quella fortuna che mai l’aveva assistito in tutte le altre edizioni di coppa: ha così vinto, nell’ordine, contro la seconda squadra dello Schaan (società che iscrive anche una compagine di soli italiani chiamata “Schaan Azzurri”), la terza dell’Eschen Mauren, la seconda del Balzers e, infine, in semifinale, l’Under 23 del Vaduz, sconfitta 1-0 ai tempi supplementari grazie a un gol del giovane centrocampista Julian Beck.

LASSU’ SUI MONTI TRA PARENTI E AMICI – Di cambiare le regole di una competizione, la federcalcio locale proprio non vuole saperne. E, a dir la verità, da queste parti il problema non si è mai posto, nemmeno tra i giocatori. Un dato è certo: il Vaduz ha davvero vita facile nel partecipare ogni anno alle rassegne europee tra Coppa delle Coppe, Coppa Uefa in seguito ed Europa League oggigiorno. Basti pensare che la formazione capitolina trionfa in coppa dal 1998. Solo un’interruzione nel 2012 grazie all’impresa dell’Eschen Mauren firmata dai tiri dal dischetto. Ma la finale di quest’anno è proprio per appassionati del calcio romantico: come può una formazione di un borgo d’alta montagna di 2500 abitanti, che raggruppa cognomi identici per via di diversi gradi di parentele, composta da amatori più che da dilettanti, competere contro una squadra di professionisti di sei gradi calcistici superiore? Si accennava prima all’Fa Cup inglese: in realtà la Liechtensteiner Cup è come una Coppa Titano (quella di San Marino) in cui, da “disturbatrici”, giocano due-tre squadre (ma una in particolare) il cui il livello calcistico non c’entra assolutamente alcunché con quello delle restanti squadre in gara.

IL GRANDE OBBLIGO – Il Vaduz qui viene visto come l’esempio inavvicinabile. Solo 4 giocatori del Liechtenstein in una rosa in cui milita in prestito l’ex laterale della Juventus Primavera Joel Untersee. L’unico caso per cui possa sbloccarsi un secondo posto per le formazioni del principato alpino nelle competizioni europee è legato a una qualificazione dei biancorossi capitolini (che la scorsa estate passarono il primo turno eliminando i gibilterrini del College Europa) attraverso il campionato svizzero. Così non è (e forse mai lo sarà), perché ora la formazione di mister Contini sta lottando con l’Aarau per non retrocedere. Questo status quo tratteggia le eventuali finali perse “come una vera tragedia sportiva – spiega ad Eurosport il difensore centrale del Triesenberg ed ex della nazionale del Liechtenstein Lucas Eberle -. Per loro è praticamente obbligatorio vincere. Per quanto ci riguarda, moralmente, è come se avessimo già vinto la Coppa”.

NON SUCCEDE MA SE SUCCEDE – Triesenerg è a tutt’oggi in festa per l’impresa dei suoi ragazzi, giunta lo scorso 21 aprile. “Il Vaduz Under 23 milita una categoria sopra noi ed è composta da tanti ottimi giovani ma noi abbiamo meritato di vincere, evitando una finale tutta di Vaduz – prosegue Eberle (nella storia della competizione nessuna squadra “satellite” ha mai raggiunto la finalissima, ndr) -. Siamo davvero orgogliosi per quanto abbiamo fatto quest’anno: nessuna squadra della nostra società era mai riuscita a tagliare questo traguardo. Siamo consci dell’enorme differenza che c’è tra noi e loro ma perché non provarci?”. Eberle lavora come impiegato in banca (“al Triesenberg, dato il livello calcistico, non girano soldi: giochiamo per divertimento”), così come il collega di reparto Marco Cortese: “Mio padre emigrò qui 37 anni fa da Catanzaro, anche se mi sento italiano, dentro, il Liechtenstein è la mia terra – confida -. Quello che abbiamo fatto col Triesenberg resterà nella nostra piccola grande storia. La gente, in paese, dopo la semifinale vinta, in casa, ci ha festeggiato tutta la notte”.

LOCUS AMOENUS – “In casa”, per il Triesenberg, significa campo sportivo “Sportanlage Leitawis”, posto da cartoni animati. Vi ricordate il campo di allenamento del Monaco svelato alla vigilia della gara di Champions contro la Juventus? Basta togliere il mare dallo sfondo e piazzarci un paesaggio montagnoso comunque mozzafiato. Arroccato sui tornanti (Triesenberg si trova al “piano superiore” di Triesen), si accede da una scalinata in pietra immersa nel verde. Il campo è circondato da una staccionata in legno. Gli spalti sono ricavati dai gradini in pietra e, tutt’intorno, tavoli da pic nic. Non sembra vero ma, dovesse succedere l’imponderabile, l’Europa League (seppur dai preliminari più remoti) potrebbe passare proprio di qui…

di Stefano FONSATO (Twitter: @StefanoFonsato)