Intervista di Marco Zenoni, per Stato & Potenza

Spirito Chollima e calcio coreano, Intervista a Marco Bagozzi

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Un argomento decisamente raro, se non unico, soprattutto in occidente. Che cosa ha scaturito in te l’interesse per un calcio trascurato e ai più sconosciuto fino ai mondiali del 2010?
L’interesse è nato proprio poco prima dei mondiali. Mi sono domandato: “ma è possibile che nessuno sappia nulla di questi ragazzi?” Mi sono messo al computer e ho cominciato a “smanettare” cercando tutte le informazioni possibili. Quando ho visto che diventavano sufficienti per un saggio ho cominciato a buttare giù le prime pagine. Le pagine sono poi diventate più di 100 e ho pensato a pubblicare il libro, che contiene anche una bella appendice fotografica, con molte foto introvabili. Il libro è comunque un “working progress”: ho già raccolto altre succulenti informazioni per una prossima pubblicazione.

Il calcio moderno ha un impatto brutale in occidente: in televisione e sui giornali non si parla altro che di calciomercato, di arbitraggi scorretti e vite private dei giocatori. Come viene visto il calcio nella Repubblica Democratica Popolare?
Viene vissuto come uno sport, non come uno spettacolo. Con meno agitazione, meno pressione, meno attenzioni. Lo sport in Corea ha un valore formativo ed educativo, non è massificazione e monetizzazione come avviene in Occidente.

La popolazione Nord Coreana segue con interesse la propria nazionale? Qual è la presenza dei tifosi nella curva negli impegni della nazionale?
Il calcio in Corea non è lo sport più popolare. Prima ci sono sicuramente Taekwondoo, di cui i coreani sono maestri, e Tennis Tavolo. Anche il calcio appartiene alla tradizione sportiva coreana, in quanto i coreani (sia al nord sia al sud) si considerano gli ideatori del calcio, riferendosi al Ch’ukku, uno dei progenitori del “football”. Durante le partite della nazionale gli stadi sono pieni, ma spesso silenziosi e attenti. Solo nell’ultima partita, quella contro il Giappone, vinta dai Chollima per 1-0, si è assistito ad uno spettacolo unico, con tifosi caldi, coreografie ed entusiasmo di tutta la popolazione. Ma era una partita dal significato particolare.

Ci sono attualmente calciatori Nord Coreani che giocano nel calcio “che conta”?
C’è Pak Kwang Ryong, giovanissimo attaccante del Basilea, primo in classifica nel campionato svizzero e qualificato agli ottavi di Champions League. In Europa ci sono altri 5 giocatori, ma tutti in campionati minori. 3 invece sono i Zainichi (coreani etnici nati in Giappone) che giocano nel paese nipponico e 2 giocano nella squadra che ha vinto il campionato mongolo. Ma in futuro spero che i giocatori coreani possano aumentare in Europa: il libro nasce anche per “pubblicizzare” i giovani talenti, su tutti Jong Il Gwan, miglior giovane asiatico dello scorso anno.

A quando risale la prima comparsa della nazionale Nord Coreana sul calcio mondiale?
E’ la prestazione “storica” del 1966, immortalata in uno splendido documentario inglese The Games of their lives e molto trattata nel libro. I coreani arrivarono, prima squadra asiatica della storia, ai quarti

Lo Stato è interessato ai risultati della propria nazionale? La voce che circolava agli scorsi mondiali, di una punizione esemplare ai danni della nazionale, era vera?
I risultati della nazionale hanno fatto più discutere in Occidente che in Patria. La scarsa esperienza internazionale era messa in conto dai tecnici e al ritorno a Pyongyang i giocatori sono stati festeggiati e ringraziati dalle autorità.Ovviamente le voci delle punizioni erano completamente campate in aria e sono state smentite dai fatti, dalle testimonianze e dalle inchieste della Fifa. Nel libro c’è una vasta ricostruzione di tutte le “bugie” raccontate durante il mondiale.

Qual è stata secondo te la miglior prestazione, non necessariamente vincente, fornita dalla nazionale nel corso della sua storia?
Nel libro parlo anche del calcio femminile: la più grande prestazione è quella della nazionale under-20 campione del mondo del 2006, dopo un torneo stradominato. A livello maschile ci metterei una vittoria “particolare”: quella dei Giochi Asiatici del 1978 a pari merito con la Sud Corea. In finale le due squadre non andarono oltre allo 0-0 e salirono sul gradino più alto del podio assieme e si unirono in un enorme abbraccio.

Cosa si prospetta per il futuro della nazionale della RPDC? Ha possibilità di presentarsi ai prossimi mondiali, magari a testa alta, come nel precedente mondiale?
I prossimi mondiali, ahimè, sono andati. La Corea è capitata in un girone di ferro con Giappone e Uzbekistan. Ma la nazionale è in crescita, i giovani (campioni d’Asia under-19 e under-16 in carica) sono in crescita, le aperture alle squadre europee potranno permettere di offrire maggiore esperienza internazionale. L’unico aspetto che andrebbe decisamente perfezionato è l’aggiornamento tattico dei tecnici delle nazionali: sono ancora formati sulle strategie tattiche del calcio sovietico degli anni 80-90.