Lo sport coreano e la lotta di liberazione nazionale

Riportiamo la prima parte dell'articolo di Mauro Valeri, Il pallone asiatico passa per Seoul, apparso su i quaderni speciali di Limes "Corea, la guerra sospesa".
L'articolo è dedicato alla storia del calcio sudcoreano, ma questo primo paragrafo è meritevole di essere riporato per ricordare quello che è stato il ruolo dello sport nella lotta di liberazione nazionale del Popolo coreano.

Secondo un ipotesi avvalorata da diversi studiosi, il calcio avrebbe un antenato asiatico: lo cuju inventato dai cine­si nel 2600 a.C, da cui sarebbe derivato il kemari giapponese nel 1000 a.C, e la sua variante coreana, il ch'ukku. Tuttavia, dato che per gran parte del XX secolo il calcio asiatico è rimasto ai margini dello scenario internazionale, ad aver credi­to è un'altra ipotesi, quella classica, che ritiene che anche nella penisola coreana il soccer sia stato portato dagli inglesi già alla fine del XIX secolo. Per la precisio­ne nel 1882, ad opera del solito equipaggio inglese giunto al porto di Inch'òn. In realtà, le prime notizie di tentativi di organizzare il calcio coreano risalgono solo al periodo dell'occupazione giapponese (1910-1945).
Sappiamo che nel 1921 viene disputato il primo campionato, che nel 1929 sono organizzate partite tra squadre di P'yóngyang e di Kyòngsòng (antico no­me di Seoul) e che nel 1933 viene istituita una federazione calcistica. Ma in que­sti anni di occupazione, il vero mito sportivo è Son Kijòng. Nato nel Nord della Corea, dopo aver battuto nel 1935 il record mondiale di maratona con 2h26'42", era stato portato alle Olimpiadi di Berlino come membro della delegazione giap­ponese, che lo aveva iscritto con il nome nipponizzato di Son Kitei. Davanti a Hitler, Son aveva vinto, quasi in scioltezza, la medaglia d'oro, mentre il bronzo era andato a un altro coreano, Nam Sùng'yong, anche lui iscritto come giappone­se. Da nazionalista convinto qual era, nel corso della cerimonia di premiazione Son aveva abbassato la testa in segno di protesta. Anche dopo aveva continuato a firmarsi con il suo nome coreano e a dichiarare che il suo paese non era il Giappone ma la Corea (anche se ancora oggi quelle medaglie sono assegnate al Giappone).
Anche nel calcio avvengono episodi di ribellione sportiva. L'evento più si­gnificativo si registra il 16 agosto 1942 quando a Kyòngsòng, nel corso di un'amichevole, una rappresentativa coreana batte con un sonoro 5-0 la Nazionale giapponese.