Rodman ancora a Pyongyang

Dennis Rodman è stato per la terza volta a Pyongyang, tra il 19 e il 23 dicembre: ma questa volta ha fatto discutere più in Occidente che in Corea.
Nelle prime due visite, (dettagliatamente descritte nei precedenti articoli Una nuova diplomazia del Basket e Considerazioni sulla seconda visita di Rodman in RPDC) sono state buttate le fondamenta per il grande avvenimento dell’8 gennaio 2014, trentesimo compleanno del Daejang (Generale) Kim Jong-Un con la sfida tra la nazionale coreana e una selezione di ex-stelle della NBA: ”La Corea del Nord mi ha dato l’opportunità di portare questi giocatori e le loro famiglie fin qui, così che la gente possa effettivamente vederli, in modo che gli stessi giocatori possano rendersi conto che il paese non è in realtà così male come lo descrivono i media”.
Questa volta la KCNA non ha dato notizia dell’arrivo del cinque volte campione NBA e sembra non ci sia stato l’incontro con Kim Jong-Un, ma è certo che il governo centrale è stato rappresentato ufficialmente ai livelli più alti con Kim Jong-Nam, numero due del Presidium centrale. Ha inoltre incontrato Son Kwang Ho, viceministro dello sport
La visita è stata anticipata dalla dichiarazione di Ri Jong-Mu, ministro dello sport e della cultura fisica, che all’agenzia cinese Xinhua a confermato che si trattava semplicemente di una visita di preparazione all’evento di gennaio.
Da Washington si sono subito premurati di dire che Rodman non rappresentava il governo americano, che per voce di John Kerry ha duramente attaccato Pyongyang per la condanna a morte di Jang Song-Thaek (anche se il Segretario di Stato dovrebbe prima imparare a guardare in casa sua).
La sollevazione di Washington ha causato anche la protesta del dissidente Shin Dong-hyuk, che a sua volta ha causato l’annullamento della sponsorizzazione del bookmakers irlandese Paddy Power. Fermo restando che, personalmente, ritenengo che “non tutto il male vien per nuocere” ed essersi tolto dalle scatole l’ingombrante e indegno sponsor sia una cosa positiva, è evidente che senza i soldi degli irlandesi il coinvolgimento delle ex-stelle NBA diventa più gravoso per Rodman, che in questi giorni dovrà anche recuperare qualche finanziamento.
Questa mia nuova visita non ha nulla a che fare con la politica” ha dichiarato Rodman, anche se spera che questi incontri possano giovare alla causa della pace e della reciproca conoscenza: “Io sto solo provando ad essere ambasciatore di sport e spero di poter aprire una porta a tutti quelli che desiderano venire in questo paese”.

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