Ryang Yong-Gi: Il calcio come ponte di pace

Ryang Yong-Gi: Il calcio come ponte di pace

 

Con una lunga intervista alla CNN, il calciatore coreano Ryang Yong-Gi ha raccontato la sua particolare situazione di calciatore nordcoreano in Giappone. Durante il periodo di occupazione giapponese della penisola coreana furono più di mezzo milione i coreani che furono “importanti” dalla potenza coloniale. Tra questi il nonno di Ryang. Dopo la Guerra di Corea, il governo di Pyongyang investì molto nel rapporto con i coreani in Giappone, i cosiddetti Zainichi, attraverso la costituzione dell’”Associazione generale dei coreani residenti in Giappone”, conosciuta come Chongryon. I genitori di Ryang appartenevano a questa associazione, e il figlio, nato ad Osaka nel 1982, fu educato nelle scuole della comunità. Fu proprio il padre a fargli conoscere il calcio «quando avevo due o tre anni». Attualmente è capitano del Vegalta Sendai, squadra di JLeague, la serie A giapponese, con la quale ha collezionato 349 partite e 65 gol (fino alla stagione 2012). Milita con questa squadra dal 2004: «Penso che il 90% dei sostenitori di Vegalta non si preoccupano se sia nordcoreano o giapponese» ha commentato Shuichi Kanno, uno dei fans principali della squadra di Sendai «Riteniamo che ama la sua squadra ed è una leggenda del club e la sua storia andrà ricordata anche dopo il suo ritiro». Ryang all’inizio della sua carriera da professionista aveva delle preoccupazioni, legate al suo status etnico: «Mi sono chiesto se la gente avesse tifato per un nordcoreano, ma una volta che sono entrato in squadra e ho iniziato a giocare ho sentito che ero sostenuto come gli altri, forse di più». Nel 2005, grazie al ruolo esiziale della Korean Soccer Association in Japan (che ha portato nella nazionale di Pyongyang giocatori fin dal 1980, con Kim Kwang-Ho, come pioniere, e tra i più recenti An Yong-Hak e Jong Tae-Se, protagonisti del Mondiale 2010), il centrocampista ha esordito nella nazionale maggiore nordcoreana: «non ho mai pensato di giocare per il Giappone», con la quale ha conseguito più di 20 presenze. Ma il suo sogno è uno: «La mia speranza è che le squadre di Nord e Sud Corea possano partecipare unite ai grandi eventi, perché sarebbe un grande passo avanti anche a livello politico: il potere dello sport può abbattere i confini».
Nei Giochi Asiatici del 2005, organizzati da Macao, Ryang ottiene la prima convocazione: in semifinale è protagonista del derby contro la Sud Corea, vinto per 2-0: «Ho giocato in modo temerario. Sentivo il bisogno di impressionare così mi avrebbero invitato di nuovo a giocare nella squadra nazionale». E ha ottenuto il suo obiettivo: è stato capocannoniere e miglior giocatore della Challenge Cup vinta nel 2010 e ha partecipato alle qualificazioni per il Mondiale 2010.
Ha ottenuto ottimi risultati anche nella sua squadra di club, che ha portato alla promozione nella JLeague (stagione 2009) e con la quale ha lottato per la vittoria del campionato nelle ultime due stagioni, nonostante il terremoto dell’11 marzo 2011, il cui epicentro era nelle vicinanze di Sendai. L’evento ha cementato tifosi e squadra, permettendo al Vegalta di ottenere lo storico quarto posto finale: «durante l’anno dello tsunami, il Vegalta con il suo gioco ci ha dato energia, sia nel caso di vittoria che di sconfitta. Siamo grati per quanto ha fatto Ryang, che ha guidato la squadra al quarto posto» ha riferito Kanno, un tifoso della squadra. L’evento ha colto Ryang in un momento particolare della sua vita, visto che sua moglie era incinta.
Nel 2012 il Vegalta ha fatto ancora meglio, centrando il secondo posto in campionato, superato solo dal Sanfrecce Hiroshima. Ryang ha ribadito il suo ruolo di leader nella squadra: «Cerco di avere una forte presenza in squadra e di essere affidabile nei confronti degli altri giocatori. Devo essere sempre in gran forma per correre più degli altri per cercare con tutte le forze di cambiare il risultato positivamente».
Riguardo al calcio in RPDC, Ryang dice che i suoi compagni di nazionale conoscono molto bene il calcio all’estero, conoscono molti giocatori e seguono numerose partite. La partita con il Brasile è stata «una partita memorabile, un’esperienza commovente» nonostante il centrocampista non potesse prenderne parte, perché non è stato inserito nelle convocazioni (era comunque aggregato alla squadra come possibile sostituto).

fonte: Stato&Potenza