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L’Associazione Sportiva Dilettantistica Stanga di Vicenza publicizza Con lo Spirito Chollima

Marco Bagozzi, “Con lo Spirito Chollima”, 156 pagine 14,00 €

I nostri vari Giovanissimi, Allievi, Juniores (ma anche gli atleti della Prima Squadra) certamente non sanno a cosa andò incontro la Nazionale Italiana  ai Mondiali del 1966 in Inghilterra. Al momento di incontrare la Corea del Nord, nel girone eliminatorio a  gruppi, il commento sui nostri avversari  fu “Corrono come tanti Ridolini”, al punto che il C.T. Edmondo Fabbri non andò nemmeno a vedere la partita, pensando a pianificare i successivi incontri dei Quarti di Finale. Finì invece 1 – 0 per i coreani, che posero fine al Mondiale dell’Italia.

E’ questo il primo libro sul calcio “sonosciuto” della Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord), ricco di notizie sorprendenti (chi lo sa che in passato un C.T. di Cuba è stato un nord-coreano? O che nel paese asiastico è diffusissimo il calcio femminile? O che i coreani hanno vinto l’edizione 2010 dell’asiatica AFC Challenge Cup) e foto inedite.

“Chollima” , infine, è il mitico velocissimo cavallo alato  della tradizione coreana.

A.S.D.Stanga

A.S.D. Stanga

Intervista di Marco Zenoni, per Stato & Potenza

Spirito Chollima e calcio coreano, Intervista a Marco Bagozzi

http://www.statopotenza.eu/1291/spirito-chollima-e-calcio-coreano-intervista-a-marco-bagozzi

Un argomento decisamente raro, se non unico, soprattutto in occidente. Che cosa ha scaturito in te l’interesse per un calcio trascurato e ai più sconosciuto fino ai mondiali del 2010?
L’interesse è nato proprio poco prima dei mondiali. Mi sono domandato: “ma è possibile che nessuno sappia nulla di questi ragazzi?” Mi sono messo al computer e ho cominciato a “smanettare” cercando tutte le informazioni possibili. Quando ho visto che diventavano sufficienti per un saggio ho cominciato a buttare giù le prime pagine. Le pagine sono poi diventate più di 100 e ho pensato a pubblicare il libro, che contiene anche una bella appendice fotografica, con molte foto introvabili. Il libro è comunque un “working progress”: ho già raccolto altre succulenti informazioni per una prossima pubblicazione.

Il calcio moderno ha un impatto brutale in occidente: in televisione e sui giornali non si parla altro che di calciomercato, di arbitraggi scorretti e vite private dei giocatori. Come viene visto il calcio nella Repubblica Democratica Popolare?
Viene vissuto come uno sport, non come uno spettacolo. Con meno agitazione, meno pressione, meno attenzioni. Lo sport in Corea ha un valore formativo ed educativo, non è massificazione e monetizzazione come avviene in Occidente.

La popolazione Nord Coreana segue con interesse la propria nazionale? Qual è la presenza dei tifosi nella curva negli impegni della nazionale?
Il calcio in Corea non è lo sport più popolare. Prima ci sono sicuramente Taekwondoo, di cui i coreani sono maestri, e Tennis Tavolo. Anche il calcio appartiene alla tradizione sportiva coreana, in quanto i coreani (sia al nord sia al sud) si considerano gli ideatori del calcio, riferendosi al Ch’ukku, uno dei progenitori del “football”. Durante le partite della nazionale gli stadi sono pieni, ma spesso silenziosi e attenti. Solo nell’ultima partita, quella contro il Giappone, vinta dai Chollima per 1-0, si è assistito ad uno spettacolo unico, con tifosi caldi, coreografie ed entusiasmo di tutta la popolazione. Ma era una partita dal significato particolare.

Ci sono attualmente calciatori Nord Coreani che giocano nel calcio “che conta”?
C’è Pak Kwang Ryong, giovanissimo attaccante del Basilea, primo in classifica nel campionato svizzero e qualificato agli ottavi di Champions League. In Europa ci sono altri 5 giocatori, ma tutti in campionati minori. 3 invece sono i Zainichi (coreani etnici nati in Giappone) che giocano nel paese nipponico e 2 giocano nella squadra che ha vinto il campionato mongolo. Ma in futuro spero che i giocatori coreani possano aumentare in Europa: il libro nasce anche per “pubblicizzare” i giovani talenti, su tutti Jong Il Gwan, miglior giovane asiatico dello scorso anno.

A quando risale la prima comparsa della nazionale Nord Coreana sul calcio mondiale?
E’ la prestazione “storica” del 1966, immortalata in uno splendido documentario inglese The Games of their lives e molto trattata nel libro. I coreani arrivarono, prima squadra asiatica della storia, ai quarti

Lo Stato è interessato ai risultati della propria nazionale? La voce che circolava agli scorsi mondiali, di una punizione esemplare ai danni della nazionale, era vera?
I risultati della nazionale hanno fatto più discutere in Occidente che in Patria. La scarsa esperienza internazionale era messa in conto dai tecnici e al ritorno a Pyongyang i giocatori sono stati festeggiati e ringraziati dalle autorità.Ovviamente le voci delle punizioni erano completamente campate in aria e sono state smentite dai fatti, dalle testimonianze e dalle inchieste della Fifa. Nel libro c’è una vasta ricostruzione di tutte le “bugie” raccontate durante il mondiale.

Qual è stata secondo te la miglior prestazione, non necessariamente vincente, fornita dalla nazionale nel corso della sua storia?
Nel libro parlo anche del calcio femminile: la più grande prestazione è quella della nazionale under-20 campione del mondo del 2006, dopo un torneo stradominato. A livello maschile ci metterei una vittoria “particolare”: quella dei Giochi Asiatici del 1978 a pari merito con la Sud Corea. In finale le due squadre non andarono oltre allo 0-0 e salirono sul gradino più alto del podio assieme e si unirono in un enorme abbraccio.

Cosa si prospetta per il futuro della nazionale della RPDC? Ha possibilità di presentarsi ai prossimi mondiali, magari a testa alta, come nel precedente mondiale?
I prossimi mondiali, ahimè, sono andati. La Corea è capitata in un girone di ferro con Giappone e Uzbekistan. Ma la nazionale è in crescita, i giovani (campioni d’Asia under-19 e under-16 in carica) sono in crescita, le aperture alle squadre europee potranno permettere di offrire maggiore esperienza internazionale. L’unico aspetto che andrebbe decisamente perfezionato è l’aggiornamento tattico dei tecnici delle nazionali: sono ancora formati sulle strategie tattiche del calcio sovietico degli anni 80-90.

Recensione di Alec Cordolcini, Guerin Sportivo, di Con lo Spirito Chollima

La Corea del Nord nel pallone

http://blog.guerinsportivo.it/ilmondosiamonoi/2011/12/21/la-corea-del-nord-nel-pallone/

 

Della Corea del Nord calcistica in Italia ci si ricorda per i “Ridolini” del 1966 (ma per gli Azzurri non ci fu proprio niente da ridere) e per le lacrime di Jong Tae-Se in mondovisione nel 2010, prima della partita contro il Brasile. Notizie di folclore, di costume, talvolta bufale inventate di sana pianta, come le persecuzioni ai giocatori dopo i due Mondiali. Con il libro “Con lo spirito Chollima” Marco Bagozzi, analista e collaboratore della rivista di studi geopolitici Eurasia, ha voluto ribaltare la prospettiva, ripercorrendo la storia della nazionale di calcio nordcoreana dalle origini ai giorni nostri. Impresa tutt’altro che facile, visto che stiamo parlando di uno dei paesi più isolati al mondo nel quale è spesso impresa ardua arrivare al cuore della notizia, sospesi tra il pluri-decennale lavaggio del cervello effettuato dal regime e la contro-propaganda politica della vicina Corea del Sud.

Accanto alla ricostruzione delle due spedizioni mondiali, il libro racconta anche episodi e personaggi meno noti come la partecipazione ai Mondiali under-20 del 1991 di un’unica squadra coreana formata da giocatori del Nord e del Sud, oppure l’avventura del tecnico Kim Yong-Ha sulla panchina cubana.

Si può discutere lo stile dell’opera, che presenta tutti i difetti dell’auto-produzione (refusi, mancanza di editing, uso eccessivo di note), non la passione e l’impegno profuso nella realizzazione di un libro dal potenziale commerciale pari a zero. Eppure assolutamente degno di lettura, almeno per coloro che, saturi di Ibrahimovic, Balotelli e Barcellona miglior squadra di sempre, intendono concedersi un’ora d’aria esplorando mondi lontani e in gran parte ancora inesplorati.

“Con lo spirito Chollima” (156 pagine, € 14,00) può essere acquistato scrivendo una mail a calciocorea@gmail.com

 

Intervista di Alec Cordolcini a Marco Bagozzi

Un’idea che non Chollima

 per il blog Nuovo Indiscreto:

di Alec Cordolcini
“Con lo spirito Chollima” è un libro di Marco Bagozzi dedicato al calcio nella Corea del Nord, uno dei paesi più isolati e “sconosciuti” al mondo. Una pubblicazione “no commercial potential” (per dirla come il buon Frank Zappa) della quale abbiano parlato con l’autore, analista politico e collaboratore della rivista di studi geopolitici Eurasia.
Quali sono le motivazioni che si celano dietro un’iniziativa folle, dal punto di vista editoriale, quale pubblicare in Italia un libro dedicato alla storia del calcio nella Corea del Nord? Innanzitutto “iniziativa folle” mi piace come espressione. Dietro a questo lavoro c’è una passione: già da anni seguo l’andamento della politica nordcoreana, durante i mondiali ho cominciato ad interessarmi anche di questo aspetto. Mi sono posto la domanda: “Ma è possibile che nessuno sappia niente di questi ragazzi?”. Ho cominciato a raccogliere materiale, dati, storie, statistiche, ho aperto un blog e ho cominciato a buttare giù le prime righe, con l’idea di farne un breve saggio. Poi le pagine sono diventate troppe ed è partorita l’idea del libro.
Nei regimi totalitari lo sport è sempre stato utilizzato come strumento di propaganda del regime. Come funzionano le cose nella Corea del Nord?

Dal mio punto di vista in tutti i sistemi politici lo sport viene usato come strumento di propaganda. Giusto per citare un esempio, ricordo la scelta degli Stati Uniti di scendere in campo con la formazione pro di pallacanestro proprio in seguito ad una sconfitta contro l’Unione Sovietica, dall’alto valore politico. In Occidente un campione sportivo deve essere anche un personaggio pubblico e, sotto alcuni aspetti, il talento viene sottovalutato rispetto a bellezza, simpatia, fotogenia. In Corea, invece, gli sportivi vengono esaltati per le loro imprese e ogni vittoria viene vista come trionfo del sistema formativo. Ma questa esaltazione della vittoria non oltrepassa il campo puramente sportivo. Anzi, spesso il regime elogia, attraverso l’Agenzia di stampa ufficiale (la KCNA), dei semplici “maestri di sport”: allenatori giovanili che vengono ringraziati per il loro apporto nell’aspetto formativo ed educativo dei ragazzini.
Le punizioni ai giocatori dopo i Mondiali del 1966 e del 2010 (si parlò ad esempio del ct Kim Jong-Hun spedito in un cantiere edile) si sono rivelate notizie assolutamente infondate. A tuo parere qual è il motivo alla base di questa campagna di disinformazione?
C’è sicuramente un aspetto propagandistico: le notizie arrivavano dai media sudcoreani e da Radio Free Asia, un progetto finanziato direttamente ed esplicitamente dal Dipartimento di stato USA. Si sommano poi aspetti “folkloristici” (i soliti comunisti e i gulag) e il pressappochismo di alcuni giornalisti. Il punto fondamentale da capire è che i risultati della Corea del Nord hanno fatto discutere più in Europa che in Corea.
Come sono percepiti in patria i giocatori nordcoreani che militano all’estero? Penso principalmente alla stella Jong Tae-Se, che però in Corea del Nord addirittura non ci ha mai vissuto. Come viene vista la sua carriera in un paese nel quale un’icona quale Pak Doo-Ik dichiara: “Vendere un mio calciatore ad una squadra italiana? Da noi non si vendono le persone”?
Jong Tae-Se è una questione a parte: è nato in Giappone, da genitori coreani. Ha scelto di militare per la Repubblica Popolare, ma la sua carriera non è sottoposta alle regole del governo coreano. Nonostante ciò in Corea (anche al Sud) è uno dei calciatori più conosciuti e stimati. I coreani che giocano in Europa sono attualmente cinque, tutti molto giovani: la loro militanza all’estero è vista come una sorta di “erasmus calcistico”, uno stage. Vanno all’estero per migliorarsi e tornare più competitivi in Patria e assicurare alla nazionale prestazioni migliori.
A proposito di Pak Doo-Ik, da dove è nata la bufala sulla sua professione di dentista?
Onestamente non l’ho capito. Ho anche consultato i giornali dell’epoca e già allora si parlava di “un dentista”. Potrebbe trattarsi di un errore di traduzione o di una vera “leggenda metropolitana”.
Partecipazione ai Mondiali a parte, qual è l’episodio che più ti ha colpito nel ricostruire la storia del calcio Chollima?
Due i momenti particolari: Giochi Asiatici del 1978, le due Coree arrivano in finale. La partita finisce 0-0 e le due squadre salgono entrambe sul primo gradino del podio (all’epoca non c’erano i rigori) e festeggiano la medaglia. Mondiali under-20 del 1991: i due governi coreani scelgono di portare una squadra coreana unita. Nella prima partita incontra l’Argentina e vince 1-0. Due momenti significativi, particolarmente importanti per chi conosce la volontà di unità del popolo coreano.
Sostieni che, essendo la Corea del Nord ancora un paese socialista, il dilettantismo degli atleti rimane un punto fermo. Ma quanto c’è di vero? Anche la DDR spacciava i suoi atleti come dilettanti, ma in realtà le loro erano professioni solo di facciata (ricordo Peter Ducke “apprendista saldatore”…).
Non sono dilettanti nel senso comune del termine: da loro funziona un sistema simile ai nostri “corpi sportivi d’arma”, nei quali gli atleti sono di fatto allenati come professionisti.
Ho budget per un solo libro. Perché dovrai comprare “Con lo spirito Chollima” anziché la biografia di Ibrahimovic?

Perché di Ibrahimovic già conosciamo tutto. Che senso ha leggere un libro di cui conosco già il contenuto?

Intervista di Alec Cordolcini, 16 dicembre 2011

L’eccezionale calcio della Corea del Nord

L’eccezionale calcio della Corea del Nord

 

di Giovanni Armillotta

Giovanni ArmillottaRUBRICA LE VERITÀ NASCOSTE. Prendendo spunto da ’55 anni di calcio della Repubblica popolare democratica di Corea’ di Marco Bagozzi, parliamo del valore tecnico e storico del calcio fra le mura dello “Stato eremita”. La geopolitica del pallone comunista eretico.

Una delle più grandi ingiustizie storiografiche calcisticheè la gloria attribuita da terzi alla Corea del Nord per il solo fatto di aver battuto l’Italia quarantacinque anni fa ai Mondiali. Una nazionale, la nostra, per giunta mediocre in quanto impostata sul consunto e acciaccato blocco bolognese. Furono soltanto sfiorate dalle convocazioni le due più forti squadre d’allora: i campioni del mondo e d’Italia in carica dell’Internazionale, e il Napoli di Fiore e Pesaola.

Ero bambino, ma ricordo benissimo quando l’allenatore Edmondo Fabbri comunicò la formazione “coreana”: tutti si stupirono che Bulgarelli – col ginocchio a pezzi – scendesse in campo (allora non erano previsti cambi!) e non fosse stato sostituito dal napoletano Juliano. La Repubblica democratica popolare della Corea non poteva far altro che vincere.

I nordcoreani per beccarsi quest’immeritata fama di “ammazzitaliani” ebbero, appunto, la disgrazia di capitare con la nazionale del paese che albergava il più forte partito comunista occidentale. A quel tempo, il clima pre-brigatista “bevemo e magnijamo”/Patto di Varsavia-Roma-Pci non solo apportava frutti appetitosi [1], bensì aveva commissionato agli ‘embedded’ caserecci un vasto “asse del male” nel cortile di casa, costituito da Albania, Cina e, appunto, Corea del Nord, su cui scaricare le proprie frustrazioni da “antistalinisti si nasce”, parafrasando ‘ex ante’ Enrico Vaime.

Per giustificare la perfidia dello Stato eremita, la pubblicistica pilotata di cui sopra (la quale aveva, per mera negligenza, ben poche notizie sui “misteriosi” asiatici) arrivò addirittura alla bufala intercontinentale che la nazionale comunista coreana si fosse allenata tre settimane nell’impenetrabile paese di Enver Hoxha per acclimatarsi all’atmosfera europea e abbattere il dominio calcistico dei capitalisti occidentali e dei revisionisti sovietici.

Non vi dico l’imbarazzo quando si seppe che i figli di Kim Il-sung avevano invece soggiornato sul suolo dei più fedeli alleati di Mosca: la Germania Democratica. Sarebbe bastata una telefonata da Berlino ovest a est, da parte di qualche collega [2], nemmeno da Pulitzer, per saper tutto, e non far passare il poco scibile filtrato come fosse un dono della Cia. Siccome tutto ciò di realmente comunista doveva passare per terrorizzante (eccettuato quindi il bepponismo-doncamillismo), furono inventate le più colossali castronerie della storia del giornalismo sportivo e non solo.

Il “famigerato” Pak Doo-ik, autore della rete contro l’Italia, fu trasformato in dentista. Ossia la raffigurazione di un rispettato professionista che in Occidente avrebbe avuto ben altre funzioni ed emolumenti che non tirare calci al pallone per guadagnarsi miserevolmente da vivere. Mi ricordava quel manifesto stampato dalla Dc alla vigilia del 18 aprile 1948: “Cittadino, sveglia! Gli attori di Hollywood mai voterebbero Fronte popolare!”. E ci credo! Comunque, Pak era un caporal-maggiore dell’esercito con ruolo di tipografo. Le fesserie non sono finite qui, v’erano pure per il dopo.

Data l’eliminazione nei quarti di finale ad opera del Portogallo (da 0-3 a 5-3 con l’aiuto decisivo dell’arbitro israeliano [3]), la stampa s’inventò che i calciatori coreani, al ritorno in patria, erano stati puniti severamente per i loro festeggiamenti borghesi all’indomani della vittoria con l’Italia. Tutti arrestati, deportati, torturati, fucilati, eccetera. Lo stesso Pak fu ollivuddizzato quale autore di un’avventurosa “fuga per la vittoria” da un campo di concentramento nel 1997.

Ai peregrini depositari di tali verità era completamente sfuggito – in malafede – che i calciatori rossi furono accolti trionfalmente al loro arrivo a P’yŏngyang e che Pak & Co. svolgessero normale vita e attività sportive. Quest’ultimo è stato commissario tecnico della nazionale alle Olimpiadi 1976 e alle qualificazioni per i Mondiali del 1990. Tutti assieme tornarono nel 2002 a Middlesbrough, ove i figli della classe operaia di fine anni Sessanta accolsero i loro beniamini con grande affetto.

Non mi spiego ancora come mai le tv e le radio italiane nel luglio 1966 si meravigliassero che allo stadio di quella città tutti i lavoratori inglesi tifassero per la rossa Corea del Nord e non per l’Italia bianco-rosata. Se giocassero Inghilterra e Corea del Nord, perché dovrei tifare per la prima?

Quanto raccontato è una minima parte di ciò che leggiamo nel recente libro di Marco Bagozzi, Con lo spirito Chollima. 55 anni di calcio della Repubblica popolare democratica di Corea (4). Il volume percorre le vicende del calcio internazionale nordcoreano dal 1955 al 2010. Esse sono strettamente collegate alle attività dei paesi socialisti con i quali lo sport di P’yŏngyang s’è confrontato per lungo tempo.

Si scoprono tornei di grande valore tecnico, completamente sconosciuti in Occidente a causa dell’autocensura della stampa sportiva europea ed italiana, dovuta non a disinteresse da parte di tifosi e appassionati bensì – al contrario – col proposito che il silenzio facesse pensare all’inesistenza di altri fenomeni che non fossero i soliti. Della “nostra” stessa Mitropa Cup si parlava poco, e solo se c’era qualche italiana, poiché era considerata una manifestazione dominata dai comunisti.

Andando più in là nelle pagine esploriamo tornei intercontinentali (come i Ganefo) in cui l’impatto geopolitico si commisurava alle presenze dei paesi emergenti e in via di sviluppo: quel Terzo Mondo senza regole e non allineato, guidato dal predetto “asse del male” che faceva storcere la bocca ai funzionari sportivi di Cio, Fifa, Usa e Urss. Notevole spazio è dedicato sia ai Campionati nazionali coreani dal 1921 sia agli sforzi unitari operati dal calcio del Nord.

Apprendiamo, inoltre, con vero stupore che calciatori nordcoreani giocano all’estero dal 1998 e allenatori siedono su panchine straniere addirittura dal 1970. Rilievo fondamentale è dato dall’autore al calcio femminile, di cui la Rdp della Corea è fra le massime interpreti a livello mondiale.

Il testo, infine, è corredato da foto rarissime, comprese immagini di manifesti sportivi e riproduzioni di francobolli commemorativi. I dati statistici sono ben curati ed è illustrata ricca bibliografia che rende l’opera unica nel panorama saggistico italiano.

(1) Prima ancora della Fiat nella citta russa di Togliatti (erroneamente detta: Togliattigrad), cfr. p. 59 di Giovanni Armillotta, ‘Percezione geopolitica dell’Inter fra Occidente e Oriente’, in Qs Limes 2/2005 “La palla non è rotonda“.
(2) Così come fece l’Unità con le corrispondenze di Roberto Frosi dal territorio tedesco-orientale.
(3) Non per nulla la Rdp della Corea alle eliminatorie per i Mondiali messicani del 1970 si ritirò nel sottogruppo B del gruppo 14 Asia-Oceania, composto da: Australia, Israele e Nuova Zelanda.
(4) “Chollima, il leggendario cavallo alato, poteva coprire un migliaio di ri in un sol balzo, superando altissime montagne e vaste distese, attraverso nebbia e nuvole. Questa è l’origine del ‘movimento Chollima’, un movimento collettivo ed innovatore dei lavoratori, che simbolizza la velocità vertiginosa della costruzione dello spirito rivoluzionario della Corea” (Baik Bong, ‘Kim Il Sung’, 1960-1970, vol. II: ‘From Building Democratic Korea to Chollima Flight’).

(14/12/2011)

Compra il libro Chollima Football Fans per sostenere il gruppo di ricerca e il blog Chollima Football Fans!

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Argomenti trattati nel libro:
Mondiali 1966, 2010;
Games of the New Emerging Forces GANEFO 1963, 1967;
Torneo Olimpico 1972;
Coppa delle nazioni asiatiche comuniste;
Torneo Internazionale di Pyongyang;
Spartakiadi degli eserciti amici;
Giochi della gioventù comunisti;
Coppa d’Asia 1980, 1992, 2011;
Tournee in Unione Sovietica;
Tornei giovanili e femminili;
Campionato RPD Corea;
Tutte le esperienze dei giocatori coreani in Europa;
l’epopea di Kim Yong-Ha, coreano sulla panchina di Cuba
e molto altro…

109 pagine + 43 pagine di appendice fotografico

La concezione dello sport in RPD Corea

Cosa rappresenta per la Corea Popolare il calcio e più in generale lo sport?

In Corea lo sport non ha raggiunto il livello di mercificazione dell’atleta che c’è in occidente. Rispondendo ad un giornalista italiano Pak Doo-Ik disse “Venderei un mio calciatore ad una squadra italiana? Da noi non si vendono le persone”. Essendo ancora un paese socialista, il dilettantismo degli atleti è ancora un punto fermo e il carattere formativo ed educativo dello sport è preponderante rispetto alla ricerca del spettacolo e del mero risultato finale. Una cosa mi piace evidenziare: fra le notizie sportive che la KCNA, l’agenzia di stampa ufficiale di Pyongyang, rilascia in Occidente ci sono, ovviamente, i risultati di prestigio ottenuti dagli atleti nazionali, ma non solo: spesso leggiamo celebrazioni dei “maestri dello sport”, allenatori di squadre giovanili e squadre minori, tecnici federali, ai quali vengono riconosciuti i meriti nella formazione dei giovani talenti. Queste notizie, confrontate a quelle che passano sui giornali sportivi italiani, dominati da sole celebrazioni dei grandi campioni e dei grandi allenatori, evidenziano chiaramente la differenza che intercorre fra la nostra e la loro concezione dello sport.

tratto da intervista a Marco Bagozzi,
http://www.eurasia-rivista.org/intervista-a-marco-bagozzi-autore-de-con-lo-spirito-chollima/12444/

Con lo spirito Chollima: come acquistare il libro

Sommario del libro:

Prefazione di Paolo Piu
Introduzione
Le Origini
Un cammino lungo 55 anni
Albo d’oro
La formula del campionato coreano
Kim Yong-Ha, un coreano sulla panchina di Cuba
Lo sport e l’Unità coreana
Appendice Fotografico
Sitografia, filmografia e bibliografia consultata e consigliata

Prezzo di copertina 14,00€

Sconti:
12 € per i tesserati della Korean Friendship Association e gli abbonati di Eurasia

Sconto 40% per chi ordina più di 5 libri

Per ordinare il libro scrivere una mail a calciocorea@gmail.com

Modalità di pagamento:

– Bonifico Bancario: IBAN IT 97 U 03075 02200 CC0010292530 intestato a Marco Bagozzi (codice BIC-SWIFT per le transazioni internazionali BGENIT2T)
– Transazione con paypal a marcobagozzi@yahoo.it
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