Calcioesteronews presenta la prima rivale della RPDC: l’Uzbekistan

ROAD TO…ASIAN CUP 2015: l’Uzbekistan

articolo di 23 dicembre 2014

LA STORIA – L’Homa, l’emblema persiano di felicità e libertà, a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan è qualcosa più di un semplice volatile mitologico. Imperiosa apertura alare, occhio torvo e piumaggio elegante, compare sull’effige della nuova repubblica uzbeka. Fiero, orgoglioso, determinato proprio come Mirjalol Qosimov, attuale tecnico della nazionale di calcio.
Il 17 settembre 1970, giorno del primo saluto al sole del tecnico, a Tashkent non vigevano nemmeno libertà onomastiche, le aveva purgate Stalin nel lontano 1940. Il latino è un avamposto occidentale, l’alfabeto romano è un demone da scacciare, e allora non resta altro che nominare nella sola lingua in cui è consentito: il cirillico. Касымов, Мирджалол Кушакович è questo il corredo onomastico che si ritrova appiccicato alla nascita. Un’ etichetta pesante, poco musicale, da sopportare fino al 1991. Poi arriva glasnost, la perestrojka, l’indipendenza delle repubbliche baltiche e il coraggio separatista rinfocolato nelle genti delle steppe centro-asiatiche. Qosimov, nel frattempo, si è fatto già un nome e uno scorcio di carriera niente male: a 14 anni ha indossato la maglia della selezione nazionale juniores, a diciasette ha debuttato in First League con il Pakhtakor e un anno dopo, a conferma di una crescita costante, è passato alla Dinamo Minsk. Non male, ma sullo sfondo ancora un rosso fiammante anzichè il tricolore turchese-bianco-verde, e in primo piano ancora falci e martelli, al posto di mezzalune e stelle Navruz.
Quando il primo settembre 1991 l’Uzbekistan dichiara l’indipendenza, la RSS Uzbeka cessa di esistere, Касымов, Мирджалол Кушакович può tranquillamente firmare Mirajlol Qosimov e il cuore della nazionale di calcio uzbeca può finalmente slegarsi da quello dell’Urss ed iniziare a battere indipendente. Dal primo settembre 1991 al 17 Giugno 1992, data dell’esordio internazionale con il Tajikistan, altra debuttante post-sovietica, sono duecentonovantagiorni, ma è come una traversata della steppa del Kizilkum, interminabile. A Dusambe, capitale del Tajikistan, si gioca per la Coppa dell’Asia centrale. Qosimov è in campo, non segna, ma la gara è ugualmente spettacolare e densa di emozioni: finisce 2-2. E’ solo l’inizio, la popolarità comincia ad impennarsi due anni più tardi, quando ad Hiroshima, Qosimov e compagni conquistano l’oro ai Giochi Asiatici. L’escalation prosegue nel 1996 con la prima pionieristica qualificazione alla coppa d’Asia e con il raggiungimento dei quarti di finale otto anni dopo. Il rapido crescendo, forse inaspettato forse no, viene sublimato nel 2006, quando soltanto alcune nefandezze dell’arbitro giapponese Hisamitsu Yoshida nel barrage col Bahrain impediscono ai Lupi Bianchi di coltivare ambizioni iridate. Qosimov era presente anche in quella gara, ormai però non più imberbe giovincello alle prime armi, ma generale di grado con tanto di mostrine ed onori. Con tanto di presenze e realizzazioni. Nel 2007 quando l’Uzbekistan ripete il risultato ottenuto tre anni prima in Coppa d’Asia, inoltrandosi nuovamente sino ai quarti di finale, Qosimov non c’è più. Il faro, il capitano, l’elemento di congiunzione e transizione, ha lasciato un mese prima. A Tashkent, per il testimonial match, giocato il 2 Giugno, sono arrivati da tutte le parti dell’Asia.  Presenziavano all’evento Ali Daei, indimenticato goleador iraniano, Valery Gazzaev, Victor Onopko, Mustafa Muborak, Andrei Karyaka e tanti altri. Insomma tutta la creme del calcio sovietico, riunita per celebrare l’addio al calcio giocato del monumento uzbeko, o uzbeco come gentilizio declama. Fini 3-3, spettacolare e fors’anche più emotivo di quel 2-2 col Tajikistan. Era sempre Giugno. Erano quindici anni prima. Tre lustri , una decade e mezza. Tanto è stato lungo il cerchio di Qosimov con la maglia dei Lupi Bianchi, dai raggi abbaglianti e dal pi greco, quello si sa, irrazionale. Appesi gli scarpini al chiodo, scontato il limbo dell’apprendimento, Mirajlol è pronto per tornare in sella nel 2012. Nel mezzo la parentesi di Vadim Abramov, aperta nel 2010, riempita con uno storico quarto posto continentale nel 2011 e chiusa di prepotenza dall’Iran. Il quattro giugno il ritorno con nuova veste è ufficiale. Riposti i pantaloncini, ma non il carisma, l’highlander uzbeco guida il branco da un’altra prospettiva. Forse più schiacchiata daccordo, ma sempre in grado di esaltare la vena leadertaria. Perchè il pi greco, si sa, è irrazionale, e i raggi abbaglianti non tardano ad arrivare: prima l’inclemenza della differenza reti nei confronti della Corea del Sud impedisce ai Lupi di ululare in Brasile, poi l’errore fatale di Ismailov, con la Giordania, nega la possibiità del playoff interzona. Una beffa, ma la vita è tutta un giorvagare in tondo, un cerchio dal pi greco irrazionale. Si chiude una porta si apre un portone, è quello che pensa anche lo stesso Qosimov, catapultato ormai sull’imminente Coppa d’Asia australiana. Ossimoro, e non poteva essere altrimenti.

LA ROSA – Ignatiy Nesterov è una sicurezza tra i pali, tanto da meritarsi persino un’onoreficenza al merito sportivo. “E’ un grande onore per me essere premiato con tale titolo onorario. Ringrazio il nostro Presidente molto. Questo premio mi porta più responsabilità. Io gioco per la mia Patria e faccio tutto quello che posso per la mia Patria”. Trentuno anni, estremo difensore della Lokomotiv capitolina, di orgine russa, ha inizato ad infilarsi i guantoni per la Dinamo Samarcarda. Poi Pakhtakor e Bunyodkor, fino ad arrivare nella giovane squadra dei ferrovieri. Non in possesso del canonico physique du role, ma in compenso molto reattivo ed esplosivo, Nesterov sarà quasi certamente il guardiano uzbeco alla prossima Coppa d’Asia. Davanti a lui spazio al tandem granitico composto da Mulladjanov e Ismailov, coadiuvati sulle corsie da Muckhammadiev a destra, e Denisov a sinistra. Il centrocampo è senza dubbio il reparto meglio assortito e con più qualità della squadra. Geometrie, fosforo, grinta e polmoni sono garantiti da Akhmedov e Haydarov. Alle spalle della prima punta Bakayev largo invece alle scorribande e all’estemporaneità del tridente formato da Jeparov, Gadoev e Shorakhmedov.

LA STELLA – Nella traslitterazione dal cirillico Сервер Жепаров all’ anglosassone Server Djeparov c’è tutta la storia di questo calciatore. Proprio come l’apparecchio informatico, Djeparov raccorda i dati, li smista, distribuendoli ai compagni sotto forma di palle goal, alla stessa stregua di un elaboratore. Un anello di congiunzione tra hardware e software. Tra centrocampo e attacco. Se ti chiami Server poi devi essere per forza sistematico, ce l’hai scolpito nel genoma. Sarà perchè non ama la solitudine,  di sicuro a Djeparov piace fare le cose in coppia. Ha due figli, Raul e Veronika, un contratto abbastanza munifico con i coreani del Seongnnam e due palloni d’oro asiatici che luccicano in salotto. Uno vinto nel 2008, anno magico in cui vinse anche la classifica cannonieri uzbeca con Bunyodkor, e l’altro sollevato a suon di prestazioni dopo la Coppa d’Asia del 2011. Server non dimentica però nemmeno la gavetta uzbeca, quando diciassettenne esordì con la casacca dei Navbakhor Namangam:  “E’ stato qui che ho fatto il mio esordio, poi all’età di vent’anni ho firmato un contratto di un lustro con il Pakyhakor, dove ho trascorso cinque anni fantastici. Alla fine ho lasciato per trasferirmi al Bunyodkor, dove ho vinto il mio primo Pallone d’oro asiatico nel 2008″. Ventisettenne lascia la patria in cerca di emozioni e contratti vantagiossi. Globetrotter sui sentieri venali, si trasferisce dapprima in Corea, al Seoul, per poi accasarsi all’Al-Shabab, Arabia Saudita. Due anni, presenze con il contagocce, reti che si contano sulla punta delle dita. La parabola del figliol prodigo dev’essere nota anche a quelle latitutiie, tant’è che Server, traduce le informazioni del cuore e della nostalgia, mette i bagagli in spalla e torna in Corea. Del Sud chiaramente, al Seongnam. Considerato il più forte giocatore uzbeco di sempre, e forse di tutte le steppe aride dell’Asia Centrale fino all’Aral, Djeparov ha un discreto feeling anche con la nazionale: ha trovato la via del goal ventuno volte in novantasette occasioni.

PARTITE E GIRONE – Attualmente d’istanza negli Emirati Arabi Uniti, sede del ritiro pre-manifestazione, la nazionale uzbeca riceverà il battesimo di fuoco il 10 Giugno dalla Corea del Nord. Si giocherà nell’avveneristico Stadium Australia di Sydney. Quindi risalirà la Gold Coast fino a Brisbane, dove ad attenderla il 14 sarà la Cina, prima di chiudere il girone eliminatorio il 18  a Melbourne con l’Arabia Saudita.