Monthly Archives: dicembre 2014

Come gioca Slišković?

“È il giocatore più forte che abbia allenato.
Al calcio d’oggi con un Moggi qualsiasi alle spalle,
sarebbe da pallone d’oro”
(Giovanni Galeone)

Il calcio di Slišković è un calcio propositivo, offensivo. Tendenzialmente schiera la squadra con il 4-3-3 in cui i due esterni giocano molto offensivi a supporto della prima punta. Il punto di riferimento è il 4-3-3 di Giovanni Galeone, che ha allenato il bosniaco a Pescara: “Io ai ragazzi ho sempre detto di prendere l’ iniziativa: il 4-3-3 è fantasia”. Slišković, come Galeone, lavora molto con i tagli dei centrocampisti.
Ad esempio, Galone “Nel suo rigoroso 4-3-3, si inventò l’interno sinistro (segnatamente il suo pupillo Max Allegri) che tagliava al centro andando a finire dietro le punte, antesignano di quel 4-2-3-1 alla spagnola che imperversa oggi. Presto imitato da Zeman a Foggia con Biagioni e Stroppa e poi alla Lazio con Pavel Nedvěd”.
Quando allenava la nazionale bosniaca i punti di riferimento erano il duttile esterno destro Hasan Salihamidžić, il fantasista Elvir Baljić (che fece un’apparazione anche al Real Madrid) e l’attaccante centrale Elvir Bolić (giocatore cresciuto nella Stella Rossa campione del mondo nel 1991), al quale era chiesto di spaziare su tutto il fronte offensivo per aprire spazi ai tagli dei compagni.

Una delle ultime formazioni di Slišković al Qingdao Jonoon.

Una delle ultime formazioni di Slišković al Qingdao Jonoon.

Tra le principali gare giocate dalla sua Bosnia, ricordiamo un 1-1 in amichevole contro la Germania a Sarajevo e il medesimo risultato sia all’andata che al ritorno contro la Spagna nelle qualificazioni per i mondiali del 2006 (a Valencia il gol spagnolo arriva al 95′) e le vittorie contro Danimarca (2-0 a Copenaghen) e Norvegia (1-0 a Zenica) nelle qualificazioni europee, chiuse a 13 punti ad un solo punto dai playoff agguantati dalla Norvegia.

È il secondo allenatore per numero di panchine sulla nazionale bosniaca, alle spalle di Safet Sušić (40 panchine). Slišković ha allenato la nazionale in 37 occasioni, vincendo 11 gare, pareggiandone 11 e perdendone 15.

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Curiosità: allenò Hajduk Spalato ed FK Tirana in due stagioni in cui le squadre vinsero il campionato. Slišković, però, in entrambe le occasioni non terminò la stagione. A Spalato fu chiamato in panchina nell’ottobre del 2004 al posto di Ivan Katalinić ma fu sostituito a tre gare dal termine, nonostante il primo posto della squadra, per insanabili problemi con la dirigenza spalatina. Al suo posto fu chiamato Igor Štimac, che chiuse la stagione al primo posto. A Tirana invece allenò tra luglio e dicembre, quando lasciò la squadra ai vertici del campionato albanese. Ad ottobre inoltre vinse per 2-1 un’amichevole contro il Milan di Carlo Ancelotti.

Kim Seng Yong al Royal Wahingdoh

Il Zainichi Kim Seng Yong firma per una neopromossa della I-League: il Royal Wahingdoh.
Il club di Shillong dopo aver vinto la I-League 2 si appresta a partecipare alla prima stagione nella prima divisione indiana.
Per Kim è la terza esperienza fuori dal Giapone dopo l’esperienza in Thailandia (Nakhon Ratchasima F.C., 27 pres 11 gol) e sempre in India (Rangdajied United, 13 pres 4 gol).
Ancora non è chiara la situazione di Son Min-Chol, la scorsa stagione capitano dell’altra squadra di Shillong, il Lajong.

Sliskovic: il Maradona dei Balcani tutto estro, sigarette e caffè

Fumava due pacchetti di sigarette e beveva decine di caffè al giorno. Di lui Giovanni Galeone ha detto: “È il giocatore più forte che abbia allenato. Al calcio d’oggi con un Moggi qualsiasi alle spalle, sarebbe da pallone d’oro”. Qualcuno addirittura lo ha ribattezzato il “Maradona dei Balcani”. A Pescara è ricordato ancora con grande piacere, soprattutto per la prima stagione, quella della salvezza. Parliamo di Blaz Sliskovic, estroso bosniaco che catapultò nel calcio italiano nell’estate del 1987. Mezzala dai piedi finissimi, brucia le tappe in patria crescendo nella squadra della sua città, il Velez Mostar. Le sue prestazioni gli valgono la maglia della nazionale jugoslava a soli 19 anni.

L’Italia lo conoscerà una prima volta nel 1980, in un incontro di qualificazioni alle Olimpiadi i Mosca contro la Jugoslavia. Sliskovic si fa già notare per l’aspetto da boscaiolo: cespuglio riccio e barba incolta. Gli italiani scopriranno che saprà a anche farci col pallone, visto che segnerà due reti nel 5-2 che porterà gli slavi ai giochi olimpici. Chi lo vede giocare gli dà del predestinato ma i giocatori jugoslavi, si sa, da sempre sono genio e sregolatezza. Nel frattempo passa all’Hajduk Spalato, vince una coppa di Jugoslavia e l’Italia lo incrocia una seconda volta: è il 1985 e il club croato viene sorteggiato contro il Torino, l’andata si gioca al Comunale e “Baka”, questo il suo soprannome, rispetto a cinque anni prima si presenta con capello corto e baffetto classico anni ’80. Il genio di Mostar gela lo stadio torinese segnando con un gran tiro al volo. Il pari nella ripresa di Schachner rimanderà il discorso qualificazione a Spalato due settimane dopo. Anche nel secondo match Sliskovic si ripete quando sull’1-1 una sua punizione da trenta metri finisce in rete e proietta i suoi al turno successivo. A guardare quelle partite c’è anche Giovanni Galeone, all’epoca allenatore della Spal.

A mettere le mani sul giocatore, nell’estate del 1986, è il Marsiglia e Sliskovic gioca, segna e fa segnare. Ma succede che qualcosa si rompe: il giocatore vuole cambiare aria, chiede e ottiene di essere ceduto in prestito. È l’estate 1987 e Giovanni Galeone, che nel frattempo è andato ad allenare il Pescara portandolo in Serie A si ricorda di lui e chiede espressamente il suo acquisto. Il tecnico viene accontentato e colloca nel suo 4-3-3 offensivo, precursore del calcio che porterà Zeman. Ed è già in coppa Italia che Sliskovic diventa un idolo dei pescaresi, segna al primo incontro contro il Genoa, poi contro la Roma si permette di fare un tunnel al grande Bruno Conti. Quel gesto farà innamorare pazzamente Pescara del bosniaco, che mantiene subito le attese castigando Walter Zenga su calcio di rigore alla prima giornata, in uno storico Inter-Pescara 0-2. Magie, reti e un’intesa perfetta con Galeone, tanto da andare oltre al rapporto giocatore-allenatore. Non mancano però i pettegolezzi nei suoi confronti: fumatore accanito, bevitore di caffè da competizione e amante della vita notturna innaffiata da qualche bicchiere di vino. Il tutto accompagnato da una certa indolenza all’allenatore. Insomma, il classico del giocatore estroso tutto genio e sregolatezza. Si racconta anche di qualche fuga a Spalato nel tempo libero per fare razzia di cibo slavo tanto per non sentire troppa nostalgia di casa. Lui confermerà solo la passione per sigarette e caffè definendo il resto illazioni. E in ogni caso a Pescara poco importava, perché lo score di fine stagione recitava 8 reti in 23 partite e squadra che otterrà la sua prima (e finora unica) salvezza in Serie A. A fine anno il giocatore però fa ritorno in Francia: Lens, Mulhouse, Rennes. E rendimento che inizia a scendere.

Arriviamo al 1992 e il Pescara, ancora con Galeone, torna in A. Il tecnico si ricorda dell’amico Baka e lo chiama personalmente per riportarlo a Pescara, per ritentare il miracolo. Sliskovic accetta di tornare, ma non si ripeteranno i fasti del 1987/88. Baka ha ormai 33 anni, ha problemi fisici ed è turbato dalla guerra che sta devastando il suo paese. La Jugoslavia non esiste più, in Bosnia Erzegovina è nel pieno del conflitto. In più il rapporto col presidente Scibilia era tutt’altro che idilliaco. Risultato: 18 partite e la miseria di un gol e Pescara che retrocede in Serie B. Sliskovic lascia di nuovo l’Italia, va prima in Croazia e infine chiude la carriera da calciatore nella sua Mostar. Oggi Blaz Sliskovic è allenatore, nel suo curriculum c’è anche la panchina della nazionale bosniaca, guidata per quattro anni.

fonte: tuttomercatoweb.com

NOTIZIA BOMBA: Blaž Slišković per la panchina?

I giornali bosniaci riportano le dichiarazioni di Blaž Slišković secondo le quali sarebbe pronto a sedere sulla panchina della Corea Popolare, forse già dalla prossima Coppa d’Asia:

“I colloqui sono in corso da più di un mese e mi attendo di chiudere positivamente nei prossimi giorni a Pechino. Finora tutto è andato bene”

Slišković ha detto di essere stato messo in contatto con la Federazione di Pyongyang da un direttore sportivo sebo che conosce molto bene i nordcoreani.

“E’ una sfida che non posso rifiutare”, ha concluso.

Blaž Slišković, soprannominato il “Maradona dei Balcani”, attualmente ha 55 anni (30 maggio 1959), è nativo di Mostar (Bosnia ed Erzegovina), da una famiglia di origine croata. Ha giocato con il Velež Mostar e l’Hajduk Spalato in Jugoslavia, prima di espatriare in Francia nell’Olympique Marsiglia, Lens, nel Mulhouse e nello Rennes. Nel mezzo un esperienza al Pescara. Rientrato nell’ex jugoslavia ha giocato con Hrvatski Dragovoljac e Zrinjski Mostar. Appese le scarpe al chiodo ha iniziato una lung carriera da alleantore con i croati dell’Hrvatski e i bosniaci del Dragovoljac e del Posušje. Successivamente ha guidato per quattro anni la nazionale boniaca, prima di tornare come alleantore all’Hajduk Spalato e al Zrinjski Mostar. Ha poi allenato in Albania (KF Tirana), Romania (Unirea Alba Iulia), nuovamente Bosnia (Široki Brijeg), Arabia Saudita (Al-Ansar) e Cina (Qingdao Jonoon).
E’ stato nazionale jugoslavo per 26 volte, realizzando 3 reti, tra il 1978 e il 1986 e successivamente ha vestito per 3 volte (con la fascia da capitano) la maglia della neonata nazionale bosniaca.

Calcioesteronews presenta la prima rivale della RPDC: l’Uzbekistan

ROAD TO…ASIAN CUP 2015: l’Uzbekistan

articolo di 23 dicembre 2014

LA STORIA – L’Homa, l’emblema persiano di felicità e libertà, a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan è qualcosa più di un semplice volatile mitologico. Imperiosa apertura alare, occhio torvo e piumaggio elegante, compare sull’effige della nuova repubblica uzbeka. Fiero, orgoglioso, determinato proprio come Mirjalol Qosimov, attuale tecnico della nazionale di calcio.
Il 17 settembre 1970, giorno del primo saluto al sole del tecnico, a Tashkent non vigevano nemmeno libertà onomastiche, le aveva purgate Stalin nel lontano 1940. Il latino è un avamposto occidentale, l’alfabeto romano è un demone da scacciare, e allora non resta altro che nominare nella sola lingua in cui è consentito: il cirillico. Касымов, Мирджалол Кушакович è questo il corredo onomastico che si ritrova appiccicato alla nascita. Un’ etichetta pesante, poco musicale, da sopportare fino al 1991. Poi arriva glasnost, la perestrojka, l’indipendenza delle repubbliche baltiche e il coraggio separatista rinfocolato nelle genti delle steppe centro-asiatiche. Qosimov, nel frattempo, si è fatto già un nome e uno scorcio di carriera niente male: a 14 anni ha indossato la maglia della selezione nazionale juniores, a diciasette ha debuttato in First League con il Pakhtakor e un anno dopo, a conferma di una crescita costante, è passato alla Dinamo Minsk. Non male, ma sullo sfondo ancora un rosso fiammante anzichè il tricolore turchese-bianco-verde, e in primo piano ancora falci e martelli, al posto di mezzalune e stelle Navruz.
Quando il primo settembre 1991 l’Uzbekistan dichiara l’indipendenza, la RSS Uzbeka cessa di esistere, Касымов, Мирджалол Кушакович può tranquillamente firmare Mirajlol Qosimov e il cuore della nazionale di calcio uzbeca può finalmente slegarsi da quello dell’Urss ed iniziare a battere indipendente. Dal primo settembre 1991 al 17 Giugno 1992, data dell’esordio internazionale con il Tajikistan, altra debuttante post-sovietica, sono duecentonovantagiorni, ma è come una traversata della steppa del Kizilkum, interminabile. A Dusambe, capitale del Tajikistan, si gioca per la Coppa dell’Asia centrale. Qosimov è in campo, non segna, ma la gara è ugualmente spettacolare e densa di emozioni: finisce 2-2. E’ solo l’inizio, la popolarità comincia ad impennarsi due anni più tardi, quando ad Hiroshima, Qosimov e compagni conquistano l’oro ai Giochi Asiatici. L’escalation prosegue nel 1996 con la prima pionieristica qualificazione alla coppa d’Asia e con il raggiungimento dei quarti di finale otto anni dopo. Il rapido crescendo, forse inaspettato forse no, viene sublimato nel 2006, quando soltanto alcune nefandezze dell’arbitro giapponese Hisamitsu Yoshida nel barrage col Bahrain impediscono ai Lupi Bianchi di coltivare ambizioni iridate. Qosimov era presente anche in quella gara, ormai però non più imberbe giovincello alle prime armi, ma generale di grado con tanto di mostrine ed onori. Con tanto di presenze e realizzazioni. Nel 2007 quando l’Uzbekistan ripete il risultato ottenuto tre anni prima in Coppa d’Asia, inoltrandosi nuovamente sino ai quarti di finale, Qosimov non c’è più. Il faro, il capitano, l’elemento di congiunzione e transizione, ha lasciato un mese prima. A Tashkent, per il testimonial match, giocato il 2 Giugno, sono arrivati da tutte le parti dell’Asia.  Presenziavano all’evento Ali Daei, indimenticato goleador iraniano, Valery Gazzaev, Victor Onopko, Mustafa Muborak, Andrei Karyaka e tanti altri. Insomma tutta la creme del calcio sovietico, riunita per celebrare l’addio al calcio giocato del monumento uzbeko, o uzbeco come gentilizio declama. Fini 3-3, spettacolare e fors’anche più emotivo di quel 2-2 col Tajikistan. Era sempre Giugno. Erano quindici anni prima. Tre lustri , una decade e mezza. Tanto è stato lungo il cerchio di Qosimov con la maglia dei Lupi Bianchi, dai raggi abbaglianti e dal pi greco, quello si sa, irrazionale. Appesi gli scarpini al chiodo, scontato il limbo dell’apprendimento, Mirajlol è pronto per tornare in sella nel 2012. Nel mezzo la parentesi di Vadim Abramov, aperta nel 2010, riempita con uno storico quarto posto continentale nel 2011 e chiusa di prepotenza dall’Iran. Il quattro giugno il ritorno con nuova veste è ufficiale. Riposti i pantaloncini, ma non il carisma, l’highlander uzbeco guida il branco da un’altra prospettiva. Forse più schiacchiata daccordo, ma sempre in grado di esaltare la vena leadertaria. Perchè il pi greco, si sa, è irrazionale, e i raggi abbaglianti non tardano ad arrivare: prima l’inclemenza della differenza reti nei confronti della Corea del Sud impedisce ai Lupi di ululare in Brasile, poi l’errore fatale di Ismailov, con la Giordania, nega la possibiità del playoff interzona. Una beffa, ma la vita è tutta un giorvagare in tondo, un cerchio dal pi greco irrazionale. Si chiude una porta si apre un portone, è quello che pensa anche lo stesso Qosimov, catapultato ormai sull’imminente Coppa d’Asia australiana. Ossimoro, e non poteva essere altrimenti.

LA ROSA – Ignatiy Nesterov è una sicurezza tra i pali, tanto da meritarsi persino un’onoreficenza al merito sportivo. “E’ un grande onore per me essere premiato con tale titolo onorario. Ringrazio il nostro Presidente molto. Questo premio mi porta più responsabilità. Io gioco per la mia Patria e faccio tutto quello che posso per la mia Patria”. Trentuno anni, estremo difensore della Lokomotiv capitolina, di orgine russa, ha inizato ad infilarsi i guantoni per la Dinamo Samarcarda. Poi Pakhtakor e Bunyodkor, fino ad arrivare nella giovane squadra dei ferrovieri. Non in possesso del canonico physique du role, ma in compenso molto reattivo ed esplosivo, Nesterov sarà quasi certamente il guardiano uzbeco alla prossima Coppa d’Asia. Davanti a lui spazio al tandem granitico composto da Mulladjanov e Ismailov, coadiuvati sulle corsie da Muckhammadiev a destra, e Denisov a sinistra. Il centrocampo è senza dubbio il reparto meglio assortito e con più qualità della squadra. Geometrie, fosforo, grinta e polmoni sono garantiti da Akhmedov e Haydarov. Alle spalle della prima punta Bakayev largo invece alle scorribande e all’estemporaneità del tridente formato da Jeparov, Gadoev e Shorakhmedov.

LA STELLA – Nella traslitterazione dal cirillico Сервер Жепаров all’ anglosassone Server Djeparov c’è tutta la storia di questo calciatore. Proprio come l’apparecchio informatico, Djeparov raccorda i dati, li smista, distribuendoli ai compagni sotto forma di palle goal, alla stessa stregua di un elaboratore. Un anello di congiunzione tra hardware e software. Tra centrocampo e attacco. Se ti chiami Server poi devi essere per forza sistematico, ce l’hai scolpito nel genoma. Sarà perchè non ama la solitudine,  di sicuro a Djeparov piace fare le cose in coppia. Ha due figli, Raul e Veronika, un contratto abbastanza munifico con i coreani del Seongnnam e due palloni d’oro asiatici che luccicano in salotto. Uno vinto nel 2008, anno magico in cui vinse anche la classifica cannonieri uzbeca con Bunyodkor, e l’altro sollevato a suon di prestazioni dopo la Coppa d’Asia del 2011. Server non dimentica però nemmeno la gavetta uzbeca, quando diciassettenne esordì con la casacca dei Navbakhor Namangam:  “E’ stato qui che ho fatto il mio esordio, poi all’età di vent’anni ho firmato un contratto di un lustro con il Pakyhakor, dove ho trascorso cinque anni fantastici. Alla fine ho lasciato per trasferirmi al Bunyodkor, dove ho vinto il mio primo Pallone d’oro asiatico nel 2008″. Ventisettenne lascia la patria in cerca di emozioni e contratti vantagiossi. Globetrotter sui sentieri venali, si trasferisce dapprima in Corea, al Seoul, per poi accasarsi all’Al-Shabab, Arabia Saudita. Due anni, presenze con il contagocce, reti che si contano sulla punta delle dita. La parabola del figliol prodigo dev’essere nota anche a quelle latitutiie, tant’è che Server, traduce le informazioni del cuore e della nostalgia, mette i bagagli in spalla e torna in Corea. Del Sud chiaramente, al Seongnam. Considerato il più forte giocatore uzbeco di sempre, e forse di tutte le steppe aride dell’Asia Centrale fino all’Aral, Djeparov ha un discreto feeling anche con la nazionale: ha trovato la via del goal ventuno volte in novantasette occasioni.

PARTITE E GIRONE – Attualmente d’istanza negli Emirati Arabi Uniti, sede del ritiro pre-manifestazione, la nazionale uzbeca riceverà il battesimo di fuoco il 10 Giugno dalla Corea del Nord. Si giocherà nell’avveneristico Stadium Australia di Sydney. Quindi risalirà la Gold Coast fino a Brisbane, dove ad attenderla il 14 sarà la Cina, prima di chiudere il girone eliminatorio il 18  a Melbourne con l’Arabia Saudita.

Coppa d’Asia: le rose di Cina ed Arabia Saudita

CINA:

Goalkeepers – Wang Dalei (Shandong Luneng), Zeng Cheng (Guangzhou Evergrande), Yan Junling (Shanghai SIPG)

Defenders – Zhang Linpeng (Guangzhou Evergrande), Ren Hang (Jiangsu Guoxin-Sainty), Zhang Chengdong (Beijing Guoan), Jiang Zhipeng (Guangzhou R&F), Mei Fang (Guangzhou Evergrande), Ji Xiang (Jiangsu Guoxin-Sainty), Li Ang (Jiangsu Guoxin-Sainty)

Midfielders – Zheng Zhi (Guangzhou Evergrande), Wu Xi (Jiangsu Guoxin-Sainty), Hao Junmin (Shandong Luneng), Yu Hanchao (Guangzhou Evergrande), Wu Lei (Shanghai SIPG), Yu Hai (Guizhou Renhe), Sun Ke (Jiangsu Guoxin-Sainty), Liu Jianye (Jiangsu Guoxin-Sainty), Liu Binbin (Shandong Luneng), Liao Lisheng (Guangzhou Evergrande), Cai Huikang (Shanghai SIPG)

Forwards – Gao Lin (Guangzhou Evergrande), Yang Xu (Shandong Luneng).

 

ARABIA SAUDITA:

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Coppa d’Asia: le nostre proposte per i convocati

A un mese dalla Coppa d’Asia facciamo brevemente il punto sulla possibile rosa dei coreani nella massima manifestazione continentale.

Al netto di infortuni, cali di forma o altri problemi, questi sono secondo noi i giocatori più meritevoli di convocazione.

 

In porta la certezza sarà il veterano Ri Myong-Guk (Pyongyang City, 28 anni), che ha giocato da titolare sia i Giochi Asiatici (da fuoriquota), sia la Coppa Est-Asiatica. Gli altri due posti potrebbero essere occupati a da An Tae-Song (25 Aprile, 20) e Ri Kwang-Il (Sobaeksu, 26). Alternativa è Ju Kwang-Min (Rimyongsu, 24).

A destra ha ben impressionato Ro Hak-Su (Rimyongsu, 24), protagonista alla President’s Cup e reduce da un periodo in prova al Luč-Ėnergija di Vladivostock. Ci sono inoltre la certezza Cha Jong-Hyok (Wil FC, Svizzera, 29), ormai da 4 stagioni perno della squadra elvetica, e Ri Kwang-Hyok (Kyonggongop, 27).

A sinistra si è riproposto Jon Kwang-Ik (Amrokgang, 26), protagonista nell’ultima Coppa d’Asia. Alternative sono Sim Hyon-Jin (Sobaeksu, 23), capace di giocare anche a centrocampo, e Kim Chol-Bom (Sobaksu, 20).

Vasta la scelta fra i difensori centrali, dove la coppia titolare dovrebbe essere composta dal capitano Ri Kwang-Chon (25 Aprile, 29), rientrato in patria dopo l’esperienza tailandese (Maunghtong United), e Jang Song-Hyok (Pyongyang City, 23), punto di riferimento dell’under-23 che ben ha giocato ai Giochi Asiatici. Alternative sono Jang Kuk-Chol (Kyonggongop, 20) e Son Min-Chol (Shillong Lajong, India, 28), il nippocoreano che ha giocato alla grandissima nelle ultime due stagione della I-League.

Sicure le convocazioni dei due nippocoreani Ri Yong-Jik (Tokushima Vortis, Giappone, 23) e Ryang Yong-Gi (Vegalta Sendai, Giappone, 32) tra i centrocampisti centrali, il perno dovrebbe essere Pak Nam-Chol (25 Aprile, 29) anch’esso reduce da esperienze in Tailandia (Maunghtong United e Sisaket FC), oltre a Pak Song-Chol (Rimyongsu, 30) vero regista della squadra. Bene hanno fatto ai Giochi Asiatici So Hyon-Uk (25 Aprile, 22). Un posto dovrebbe trovarlo anche Ri Chol-Myong (Pyongyang City, 26).

Poche le alternative tra gli esterni dove potrebbero trovare spazio Kim Kum-Il (25 Aprile, 27), An Il-Bom (Sobaeksu, 23) e Pak Song-Chol (25 Aprile, 23). Dipenderà sicuramente dal modulo che schiererà il commissario tecnico, che sarà Jo Tong-Sop (Yun Jong-Su è squalificato)

In attacco due posti sicuri saranno assegnati a Pak Kwang-Ryong (Vaduz, Svizzera-Liechtenstein, 22) e Jong Il-Gwan (Rimyongsu, 22), le due stelle della squadra. Le alternative sono Ri Hyok-Chol (Rimyongsu, 27), Kim Ju-Song (25 Aprile, 21), Jo Kwang (25 Aprile, 20), Choe Won (?,?) e Ri Myong-Jun (Sobeaksu, 24). A meno che non venga ripescato Jong Tae-Se (Suwon Samsung Bluewings, Sud Corea, 30) che però sembra ormai fuori dal giro, come An Yong-Hak (Yokhoama FC, Giappone, 36) altro storico nippocoreano (Zainichi).

DPRK Bags at Least 120 Gold Medals at 2014 Int’l Games

    Pyongyang, December 15 (KCNA) — Athletes of the DPRK have bagged at least 120 gold medals at 70-odd international games this year.
In particular, the DPRK proved remarkably successful in the weightlifting event.
It topped the country standings of the 2014 World Weightlifting Championship and won more than 20 gold medals for the year.
Its weightlifters renewed world records one after another and one of them set three new records at the 17th Asian Games, while some emerged world and Asian junior and juvenile weightlifting champions. Om Yun Chol and Kim Un Guk were recognized as world strongmen in 56kg and 62kg weightlifting categories.
The DPRK also showed good results in the football event.
The women team defeated its Japanese rival, world cup holder, in the finals at the 17th Asian Games, emerging the three-time winner in the wake of the 14th and 15th Asiads. The DPRK came first at the AFC U-16 Championship and the U-14 Girls Football Regional Championship.
Besides, the country obtained a lot of gold medals in other international games.
Yang Kyong Il, Ri Se Gwang and Hong Un Jong took the titles at the 2014 World Wrestling Championships and the 45th Artistic Gymnastics World Championships and Pak Jong Ju, Ri Se Ung and Kim Son Hyang snatched gold medals at the 2nd Youth Olympic Games.
The DPRK athletes bagged gold medals in table-tennis, marathon, shooting, aero model, parachute, boxing, judo and other events, too.
Its Taekwon-Do players won gold medals twice those of last year. -0-

Annunciati i primi due convocati per la Coppa d’Asia 2015

Sono i due Zainichi Ryang Yong-Gi e Ri Yong-Jik i primi due convocati ufficiali per la Coppa d’Asia che si giocherà in Australia il prossimo gennaio.

Ryang Yong-Gi, classe ’82, centrocampista captiano del Vegalta Sendai, ha già partecipato alla Coppa d’Asia del 2011.

Ri Yong-Jik, classe ’91, gioca nel Tokushima Vortis, centrocampista, ha esordito nei recenti Giochi Asiatici, vincendo la medaglia d’argento.