Alla scoperta del calcio nordcoreano… (intervista a Eurosport)

Alla scoperta del calcio nordcoreano…

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Puntata speciale di EuroLandia, dedicata a un mondo semisconosciuto come quello del calcio nordcoreano. Ai Mondiali di Sudafrica 2010 la nazionale guidata da Jong Tae-Se (il “Rooney asiatico”, ricordate?) fece parlare di sé in tutto il mondo, ma ora come sta proseguendo la crescita del movimento? L’abbiamo chiesto a Marco Bagozzi, autore di un libro recentissimo a riguardo.

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– C’è stato un episodio particolare che ti ha spinto a iniziare le tue ricerche e quindi a scrivere un libro sul calcio nordcoreano?

Tutto è partito con il Mondiale 2010: la curiosità mi ha spinto a cercare maggiori informazioni su questa squadra “sconosciuta”. Ho cominciato a raccogliere risultati, storie, ho trovato calciatori che hanno giocato e che giocavano in Europa, ho scoperto che esistono altri appassionati, ho visto il documentario inglese “The game of their Lives” e ho lanciato il blog “Chollima Football Fans“. La volontà di far conoscere questa storia mi ha quindi spinto a scrivere un breve saggio. Quando ho visto che le pagine cominciavano a diventare troppe, ho raccolto altro materiale ed è partorita l’idea del libro, che ho scelto di pubblicare senza editore per non rispondere a criteri “di mercato”.

– Dopo il Mondiale 2010, le lacrime di Jong Tae-Se e tutto il circolo mediatico che venne creato accanto ad esse, il calcio nordcoreano è cambiato?

Innanzitutto devo fare una doverosa premessa: in Corea il calcio e lo sport in generale non hanno la stessa valenza che hanno qui in Occidente. Da loro, anche grazie al dilettantismo di stato socialista, la mercificazione della prestazione sportiva è praticamente nulla. Gli aspetti più importanti sono quello formativo ed educativo. Per questo motivo è difficile “comprare” i giovani talenti coreani: ad un giornalista italiano che chiedeva informazioni su un giocatore il mito Pak Doo Ik rispose: “Venderei un mio calciatore ad una squadra italiana? Da noi non si vendono le persone”. Nonostante ciò il calcio è cambiato. Ora sono sei i nordcoreani che giocano in Europa e le prospettive di vederne altri nei prossimi anni è molto alta, anche se le difficoltà sono molte visto che sono pochi i paesi che riconoscono l’RPDC a livello diplomatico (tra questi c’è l’Italia). E cambierà ancora, soprattutto dopo l’impresa della nazionale contro il Giappone (vittoria 1-0 e fine della striscia positiva della nazionale di Zaccheroni): il tifo “inusuale”per una partita (chi è abituato a vedere le immagini provenienti da Pyongyan noterà un entusiasmo mai visto prima) e le grandi feste porteranno certamente ad uno sforzo del governo, alle prese con il cambio di potere e con le celebrazioni per il 100esimo anniversario della nascita di Kim Il Sung, anche nel mondo del calcio. In fin dei conti, l’apertura del “mercato”nordcoreano è uno spot anche per il governo oltre che un’ottima palestra per i giovani talenti.

– Si parlò poi molto anche dei “giocatori torturati” e del ct “costretto ai lavori forzati” dopo il flop sudafricano. Voci che però tu smentisci nel libro: come andò veramente?

Innanzitutto la  notizia proveniva da una “fonte anonima”e fu riportata da agenzie sudcoreana e da Radio Free Asia, finanziata dal Congresso Usa, e c’è un’inchiesta della FIFA che smentisce le punizioni. Poi abbiamo diverse testimonianze dei giocatori e la riconferma dell’intera rosa per la Coppa d’Asia di pochi mesi dopo. Kim Jong-Hun, l’allenatore “costretto a lavorare in un cantiere edile”, è allenatore della seconda squadra dell’esercito (il Sobaeksu). Inoltre dobbiamo pensare, per i motivi elencati sopra, che il calcio non è seguito con la stessa morbosità con cui viene seguito in Occidente. Anzi, in Corea è sicuramente meno seguito rispetto a Taekwondoo e Tennis Tavolo, gli sport nazionali: le discussioni sui risultati della nazionale hanno riscosso più interesse da noi che in Corea.

– Ci sono dei giovani nordcoreani che reputi pronti (già ora o in prospettiva) a sfondare nel calcio europeo?

Innanzitutto c’è il mio preferito: il difensore centrale Ri Kwang-Chon, 26 anni. Attualmente è il capitano della nazionale. Forte fisicamente e dotato di ottimo senso della posizione. Secondo me è già pronto per giocare in Europa. Tra i più giovani il più quotato è l’attaccante Jong Il-Gwan, miglior giovane asiatico nel 2010. Seconda punta veloce e talentuosa, lavorandoci sopra può diventare un ottimo prospetto anche per il calcio di alto livello. Tra i difensori va seguito Jang Song-Hyok, classe 1991. E non dimentichiamo che a livello giovanile la RPD Corea è campione di tutto in Asia: nel 2010 ha conquistato il titolo continentale sia nell’Under-16 sia nell’Under-19.

– Dopo questo libro, hai intenzione di proseguire le tue ricerche sul calcio nordcoreano e/o ti concentrerai anche su altre realtà del calcio asiatico?

Indicativamente il libro è uno work-in-progress, c’è quindi l’idea di sviluppare la ricerca, magari con l’aiuto dei coreani, con i quali sto cominciando a stringere i rapporti, nonostante la diffidenza. Già in questi giorni sto raccogliendo nuovo materiale.

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