Il Tuttocuoio con gli occhi a mandorla

Amichevole di prestigio e incontro tra due mondi tra gli Under 20 del Sobaesku della Corea del Nord e la truppa di Alvini
di Andreas Quirici

fonte: il tirreno

FIRENZE. Appena si presenta nella hall dell’albergo del centro tecnico federale di Coverciano l’occhio cade sulla spillina che ha appuntata sul rever della giacca. «Questo a destra è Kim Jong-il, mentre quello a sinistra è suo figlio, e nostro leader, Kim Jong-un», dice con orgoglio gonfiando il petto. Wi Kum ju è un uomo di mezza età, scurissimo di capelli e dallo sguardo duro. È il capo delegazione dell’under 20 del Sobaeksu, squadra dell’esercito nordcoreano di Pyongyang, in Italia per un periodo di allenamenti. «Siamo qui per imparare il calcio da chi lo gioca benissimo da sempre», spiega con l’aiuto di una ragazza che traduce in inglese poco prima che inizi l’amichevole col Tuttocuoio. Un confronto fra chi vive sotto dittatura tutti i giorni e che, invece, rappresenta una cittadina come Ponte a Egola che ha fatto le sue fortune vendendo pelle ai grandi marchi della moda di lusso.

Due mondi che mai s’incontrerebbero, ma che il pallone unisce. Almeno per 90’. Il capodelegazione, il suo vice Kim Chol Nam e l’allenatore Yon Kwang Mu, arrivano insieme all’appuntamento nella hall, mentre dall’altra parte del centro federale va in scena la passerella del gotha degli allenatori del calcio italiano, riuniti a Coverciano per la premiazione della Panchina d’oro, seguiti dal’immancabile circo mediatico dei giornalisti sportivi. Un mondo di cui i nordcoreani dicono di ricevere notizie dai giornali e dalle tv. E di voler anche un po’ copiare. «Essere qui per noi è molto importante – racconta l’allenatore – Ogni gara che abbiamo disputato finora è stata diversa, migliorando la nostra tattica, la forza dei ragazzi e la loro esperienza». In Corea del Nord da 5 anni il leader supremo e il partito di Stato hanno voluto cominciare un programma specifico per chi fa sport. I ragazzi del Sobaeksu, per esempio, giocano a calcio praticamente sempre, ma vengono raggiunti nel centro tecnico della società da professori che fanno loro lezione. «Da noi l’istruzione è fondamentale – riprende il capodelegazione – ed è gratuita. Tutti studiano, ma chi fa sport usufruisce del programma voluto da Kim Jong-un». Una sorta di stage all’estero, quindi, che finora ha fatto giocare i ragazzi di Kwang Mu contro Pistoiese, Larcianese e, ieri, col Tuttocuoio.

Un test che i neroverdi hanno affrontato con chi non aveva giocato nella vittoriosa trasferta a Forlì e con molti Juniores. Per un tempo non c’è stato neppure Massimiliano Alvini, impegnato con i prestigiosi colleghi (dai quali ha ottenuto anche un quarto posto alla Panchina d’oro di Lega Pro) e a cercare di farsi fotografare, con successo, col suo idolo, Roberto Mancini. Il tecnico nordcoreano, invece, è rimasto in panchina per tutto il tempo. Inimmaginabile vederlo sgattaiolare per sbirciare un mondo di cui non farà mai parte. Del resto, il capodelegazione è in tribuna che osserva tutto e prende appunti, seduto sui gradoni della tribunetta in muratura del campo uno di Coverciano. Lo stesso che, durante il riscaldamento delle squadre, era stato visionato dal ct della Nazionale, Antonio Conte e da tutto il suo staff, compreso Carlo Tavecchio, il tanto discusso presidente della Figc. Una presenza invisibile agli occhi dei ragazzi del Sobaeksu, intenti a prepararsi per l’incontro in un riscaldamento che accompagnano con una sorta di nenia come per farsi coraggio. Manco a dirlo, la squadra in campo è molto disciplinata. Passa dal 4-4-2 al 4-1-4-1 senza battere ciglio, tenendo perfettamente le posizioni. Subisce l’1-0 da parte di Gioè e pensi a una pioggia di reti. Invece il risultato resta così fino a pochi minuti dalla fine, quando l’attaccante Koig Su yur segna l’1-1, salutato da grida e urla dei compagni. Alla rete il capo delegazione si alza in piedi e applaude. Ma subito dopo si mette a scrivere di nuovo frasi ovviamente incomprensibili. Sul suo volto appare un accenno di sorriso.

Una gioia prima del ritorno in patria, Forse prima riusciranno a lasciare il ritiro di Coverciano e a vedere Firenze, la patria dell’arte e della moda.

«L’occasione di vedere uno dei posti simbolo della cultura occidentale, ma questa per noi è anche l’opportunità di invitare gli europei a visitare il nostro Paese che sta avendo un grande sviluppo culturale e architettonico. Stiamo vivendo davvero un momento magico», dice Wi Kum ju, riprendendo a scrivere, mentre i ragazzi in campo si abbracciano.

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