Disciplina e internet (con permesso): il calcio “senza gioia” della Corea del Nord

di Talashi Sugiyama, Goal Giappone

Goal ha intervistato il capo ufficio stampa della Corea del Nord alla vigilia della Coppa d’Asia, per capire meglio l’approccio al torneo della Nazionale più misteriosa al mondo.

Quante volte abbiamo sentito certe frasi, anche un filino retoriche, sul calcio che è gioia, divertimento, benessere. Ecco, questi concetti semplicemente non esistono in Corea del Nord, dove ci si accosta all’imminente Coppa d’Asia con un unico obiettivo in mente: tenere alto l’onore patrio.

Goal ha intervistato Lee Kang-Hong, capo ufficio stampa della Nazionale più misteriosa al mondo, per avere qualche anticipazione in vista della partecipazione alla kermesse australiana. Lee Kang-Hong è chiaro al riguardo: “Per noi, divertirsi giocando a calcio è un tabù. Abbiamo sentito i giapponesi dire “Vogliamo giocare e divertirci”, ma io non capisco questo tipo di atteggiamento. Gli amanti del calcio possono divertirsi guardando le partite, ma i giocatori no, i giocatori devono sempre tenere a mente la loro priorità: tenere alto l’onore della patria”.

I nordcoreani partono come mina vagante, ma non hanno paura di volare alto: “Vogliamo arrivare tra le prime quattro. Siamo stati sorteggiati in un girone difficile ma se il nostro obiettivo è partecipare alle Olimpiadi o alla Coppa del mondo, è inevitabile dover affrontare queste squadre”.

Inseriti in un girone con Uzbekistan, Cina e Arabia Saudita, I nordcoreani hanno fatto, a modo loro, un lavoro di preparazione e di osservazione degli avversari: “I cinesi ad esempio sono una squadra ben messa fisicamente, cercheremo di affrontarli nella maniera migliore. Per noi sarà importante giocare in maniera leale e rimanere fedele ai nostri valori”.

Curioso notare come il lavoro di osservazione degli avversari sia avvenuto con modalità non esattamente consentite dalla Juche per la vita di tutti i giorni: “Abbiamo visto le partite dei nostri avversari via internet. Normalmente non possiamo accedere alla rete ma ci è stato consentito grazie a un apposito permesso della Federazione. Anchei nostri ambasciatori in Cina e Uzbekistan ci hanno aiutato, fornendoci i video delle partite”. Il calcio insomma è davvero una questione di Stato, in Corea del Nord.

fonte: goal.com